L’amica della mia amica ha un figlio maschio. Poi c’è un’altra amica della mia amica che ha una figlia femmina. Le due donne sono adulte, entrambe hanno figliato in tarda età, hanno uomini “compagni” e perfettamente adeguati alla condivisione dei ruoli di cura, non mi risulta che siano cresciute in contesti particolarmente degradati o che manchino di un minimo di consapevolezza sulle questioni di genere.
Serata in festa. Ci siamo tutti, amiche delle amiche con figli a carico inclusi. Al solito i picciriddi litigano, non so esattamente bene per cosa. E’ in questi casi che queste madri sembrano possedute dal fantasma di puritane boccolute o vittoriane con l’indignazione a portata di mano. I luoghi comuni volano, gli stereotipi si fabbricano in quantità, la volontà di recitare un ruolo, ricollocarsi, accomodarsi, in qualche modo, in contesti già conosciuti della storia culturale dei generi, è veramente tanta.
La madre della picciridda ha detto, pressappoco:
– il bambino è viziato, attaccato alla gonna di mamma, appena lo toccano si scuzzuola (si sgretola), è permaloso, è uno di quelli che le cose le fa ‘nsutta n’sutta (sotto sotto), pari che nun ci curpa ma invece (sembra non avere colpa ma invece), è mammulino (stesso concetto di cui sopra, riferito all’attaccamento alla madre), deve imparare a stare al suo posto, le femminucce si rispettano, lo sai che alle femminucce non si fanno i dispetti? Guardala la picciridda com’è mortificata (e in realtà la picciridda ha una espressione da paracula che tenta di scansare una punizione). Tu sei il maschio e la devi proteggere. Se lei ti dice così tu accontentala, che ti costa? Poi lascia stare le sue cose. Sei un maschietto, non puoi pretendere di giocare con le bambole. Ora la mamma ti spiega bene, ma tu devi capire che certe cose non sono adatte per i bambini.
La madre del picciriddo ha detto, pressappoco:
– la bambina è viziata, fa le cose sotto sotto, ha l’aria da innocentina ma poi lo provoca, lo manipola e si lamenta se lui reagisce, il gioco col cavallo e la pupina non glielo può fare vedere? Lui le ha fatto vedere il carrettino e lei neppure glielo vuole più restituire. Se lui ha fatto qualcosa di male io lo rimetto a posto ma è lei quella che ha colpa. E’ una bambina aggressiva. Sembra un maschio per certi versi. Io non la vedo mortificata e ad ogni modo bisognerebbe prenderli, tutti e due, e costringerli a fare pace. Avanti, picciriddi, fate pace e voletevi bene. Guarda che mio figlio ti vuole dare un bacino, tu non vuoi che ti abbracci? Ma guardala come fa la preziosa, dovresti essere contenta.
E via di questo passo la bambina alla fine suscita un’altra reazione arrabbiata da parte del bambino che mette il broncio e si mette in un angolo a braccia conserte. A quel punto la madre esorta lei a chiedere scusa e a ricucire la situazione. Oltretutto le due mamme si sono rotte le scatole di perdere tutto quel tempo con i figli e vogliono godersi un po’ di chiacchiere con le amiche.
La bambina va dal bambino, fa le moine, si inginocchia per abbracciarlo meglio, gli dà un bacino sulla guancia, ha un atteggiamento paraculo/seduttivo, vuole farsi perdonare, vuole compiacere la madre, vuole apparire come quella che fa la cosa giusta, o è solo una bambina che tenta di finire la serata senza gli ulteriori rompimenti di cazzo di quel picciriddo imbronciato che non sa neppure tenerle testa.
Guardandola la madre del bambino scherza e ride: che pullazza, ha preso da sua madre. Lei si che farà girare la testa agli uomini.
E cerca la complicità dell’altra mamma che sembra compiaciuta del riconoscimento. Pullazza è bene, su questo non c’è dubbio, ma non si capisce chi delle due giudichi la questione una cosa buona o cattiva. Il punto è che “pullazza” (puttanazza) detto a una bambina non mi pare esattamente un buon modo per definirla. Mi pare solo uno stigma per classificarla in senso negativo. Uno stigma che in genere, se sei una donna, ti accompagna per buona parte della vita.
Ad ogni modo la risata continua e battuta dopo battuta si arriva alla teoria delle teorie: è proprio così, certe bambine la zoccolaggine ce l’hanno nel dna. Puttane si nasce, cara mia, altrochè.
La bambina sorride, il bambino è lì rincoglionito che non ha capito molto, le due mamme si accendono una sigaretta e poi si danno al gossip e tutti vissero felici e contenti. Forse.
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Sono credenze popolari o leggende metropolitane????? O realtà? Mi sembra di vivere queste scene!
sono realtà 🙂
Si, e una realta tutta italiana…imparano dai genitori e del loro atteggiamento…in europa (comprendendo anche grecia o spagna) queste cose non succedono