La vicina ha un’ospite. Una parente del nord con figlia appresso che ha più o meno l’età di due anni. Sento distintamente che le dice “non titillarti la passerina” e mi vengono in mente tante cose. Mi vengono in mente bambine piccolissime che si toccano e lo fanno in maniera del tutto spontanea e poi mi viene in mente una parente che vedendo la bambina toccarsi disse, con certezza, che quella cosa lì gliel’avevano sicuramente insegnata gli adulti.
Se nei libri di diritto vi capita di studiare come si procede nel caso di una indagine per verificare che su minori ci siano stati abusi, come sanno tutte le persone, psicologi e vari specialisti, che in genere se ne occupano, vi renderete conto che la prima cosa che si fa è spiegare che ai bambini bisogna fare domande aperte, che non inducano risposte che l’adulto vuole sentire, perché altrimenti il bambino tenderà a soddisfare il desiderio dell’adulto e a dirgli quello che indirettamente suggerisce e vuole sentirsi dire. Perciò se chiedi a una bambina piccolissima “chi ti ha insegnato a toccarti lì? dillo a mamma tua chi te lo ha insegnato… non aver paura… non succede niente… non è colpa tua“, quella bambina intanto capisce che toccarsi è sbagliato, che è tanto sbagliato che non può che essere opera di un adulto cattivo e che, tra l’altro, l’unico modo che una bambina, in questa situazione, ha per tirarsi fuori dagli impicci è compiacere chi ti fa l’interrogatorio.
La parente continuò: “chi te l’ha insegnato? dillo a mammà…“. E nel chiedere questo elencò anche una serie di possibilità rispetto alle quali la bambina reagì sempre allo stesso modo: tirava su le spalle e sbuffava.
Alla fine, esplorate varie possibilità, la parente capì che si trattava del normalissimo diritto della bambina di curiosare con i propri genitali. E’ dura, però, in effetti, slegare la naturale propensione alla masturbazione da un pregiudizio che evoca mostri non già quando i mostri ci sono, e fanno schifo, ma quando c’è semplicemente da darsi una spiegazione più razionale a proposito degli impulsi sessuali dei bambini.
Le bambine si toccano fin dalla primissima infanzia, non c’è nulla di scandaloso e censurare questi gesti spontanei significa soltanto frustrare e traumatizzare la sessualità dei bimbi. Loro non sanno neppure quello che stanno facendo, sono invece proprio gli adulti che attribuiscono a quei gesti una valenza, negativa, di un certo tipo. Sono gli adulti che inducono sensi di colpa e vergogna. Oltretutto, la faccenda porta con se’ discreti pregiudizi a carico delle donne. Avete mai visto una donna grattarsela in pubblico? Per gli uomini invece parrebbe un esercizio tollerabile. Se un uomo si gratta le palle, le aggiusta, le strofina, le titilla, non c’è alcun problema.
Mentalità comune vuole che quello sia ritenuto addirittura, per certi versi, un gesto virile. Se una donna si tocca in pubblico, invece, la cosa si può subito associare agli atti osceni in luogo pubblico. La masturbazione femminile è tabù ed è un tabù pesante. Le donne si toccano in segreto, per quanto possano essere disinibite nei racconti sul sesso (a due) però di masturbazione non parlano esplicitamente tra loro, non vale la gara di titillamento tanto quanto la gara di seghe, perché la cultura che ragiona di sessualità parla di donne come buchi passivi, che non godono di un piacere proprio, che possono solo subire, la cui sessualità dipenderebbe sempre e solo dagli uomini.
Perciò, stranamente, si parla un po’ di più, e con la disinibizione alla Sex in the City, di vibratori e affini ma, in realtà, rispetto alla sessualità delle donne, ci sono ancora tantissimi tabù. Tabù che resistono tra le stesse donne che ammantano di critiche intellettualizzate o esorcizzano il proprio disagio quando si ragiona di sessualità esplicita.
Il sesso sta al maschio quanto la masturbazione femminile sta a qualcosa di indotto da qualche cattiva persona. Ecco, al di là del fatto che è raccapricciante l’idea che esista chi tocca una bambina e sia tanto merda da considerare perfino che quella possa esprimere una qualunque forma di consensualità, poi ci sono ragioni della nostra sessualità che vanno liberate dalle fobie.
Le fobie che trasmettiamo ai figli sono spesso frutto di nostri disagi, perciò mi verrebbe da chiedere a questa signora che urla tanto: ma tu, la tua “passerina”, l’hai mai titillata?
Ps: spero che questo racconto sia utile almeno alle bambine che hanno subìto divieto di titillamento in passato…
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Ciao
ne sai una una più del diavolo …..è vero quel che scrivi . Per noi maschietti era un tutto dire .su tutte le seghe che ci siam fatti.
Sei simpatica
Alejandro
“Per gli uomini invece parrebbe un esercizio tollerabile. Se un uomo si gratta le palle, le aggiusta, le strofina, le titilla, non c’è alcun problema.
Mentalità comune vuole che quello sia ritenuto addirittura, per certi versi, un gesto virile.”Ma che ambienti frequenti, scusa? Dalle mie parti certi comportamenti vengono associati ai macachi, non alle persone, e chi li compie (perchè effettivamente c’è chi li compie) è soggetto al biasimo sociale