Malrapideco

Malrapideco, riflessioni fuori tempo massimo. Consumare il dissenso

Questo è il primo di una serie di post che Irene Chias, autrice del libro Esercizi di Sevizia e Seduzione che ho recensito QUI, scriverà su questo blog all’interno di una cornice, categoria, rubrica, che lei chiama Malrapideco. Il primo post lo pubblico io invitandovi a darle il benvenuto. Gli altri li pubblicherà lei stessa con l’account riconoscibile Ichias. Molto felice di accoglierla mando un abbraccio a lei e auguro a voi una buona lettura!

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Di Irene Chias

Qualche tempo fa mi era venuta l’idea di aprire un blog. L’avrei chiamato “MALRAPIDECO, riflessioni fuori tempo massimo”

Malrapideco doveva indicare una specie di illuminazione cui arrivare lentamente, un’occasione di analisi a freddo e senza fretta, un cold case su cui proporre un ragionamento o sollevare un dubbio. Sarebbe stato una risposta da dare, appunto, fuori tempo massimo, una corrispondenza a ritmo rado.

Malrapideco (pronuncia malrapidezo) in esperanto vuol dire lentezza. È la lentezza che intendevo opporre alla frettolosità di reazione nella rete, all’urgenza di dire la propria nel più breve tempo possibile come commento a un post o a un evento, a questo modo di gridare “io esisto” attraverso un’opinione forte su qualunque argomento. Un’opinione forte e oppositiva che risponda più efficacemente possibile a una fame di identità.

Il primo post di Malrapideco sarebbe stato sull’accalcarsi di dichiarazioni relative a La grande bellezza a partire dai Golden Globe, come espressione di questa tendenza. La creazione di schieramenti netti senza vie intermedie su gusti e opinioni. Una polarizzazione in stile tifoseria fra chi ha amato il film e chi l’ha odiato. “Non vi è piaciuta la grande bellezza, allora vi meritate il cinepanettone”.

Anche io avevo avuto occasione di dire la mia, di dire di aver trovato il film irritante, Jep Gambardella l’evoluzione dandy e autocompiaciuta del dignitoso Titta Di Girolamo, l’uso insistito della voce fuoricampo insopportabile. Ma non potevo dire che mi aveva fatto schifo, o di averlo trovato del tutto privo di spunti interessanti.

Ma quello che, al fioccare di commenti estremi, avrei voluto dire era soprattutto che ero andata a vedere il film con la mia amica Maria Grazia e che all’uscita, nel mondo reale, ci eravamo dette che a me non era piaciuto per questo e quell’altro, e che lei lo aveva invece apprezzato molto. E che poi eravamo andate a mangiare una pizza volendoci bene come prima.

Un’immagine che nella polarizzazione delle opinioni sui social network non riesce a passare. Il fervore ansioso di esprimersi a caldo a favore o contro un certo cantante, o film, o serie Tv, o anche personaggio politico, manovra economica, rischia di incanalare il dissenso nella cornice gestibile dello sfogo, che diventa anzi un prodotto di consumo.

E questo mi riporta a un episodio di quella che è la mia serie preferita degli ultimi anni: Black Mirror S01E02.

Volevo coinvolgere nel blog un mio amico psicologo, uno che fa politica, uno che fa lo scrittore. Alla fine non se ne fece più niente.

1 pensiero su “Malrapideco, riflessioni fuori tempo massimo. Consumare il dissenso”

  1. Avendo letto l’ultimo libro di Irene Chias, sono molto contento che oggi lei collabori nel tuo blog; anzi colgo l’occasione per farle i miei complimenti, perchè non capita tutti i giorni di poter comunicare con la brillante vincitrice di un premio letterario.

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