'SteFike, Autodeterminazione, Critica femminista, Precarietà, Questa Donna No, R-Esistenze

Nostalgie borghesi della vita femminile di una volta

Ciclicamente torna la leggenda secondo cui il femminismo avrebbe impedito alle donne di cucinare, vivere bene ed essere felici. Una gran fatica con ‘sto femminismo che obbligherebbe le donne a lavorare per rendersi indipendenti (che sfiga sovrumana!), a cercare forme di realizzazione personale anche al di fuori dai ruoli di cura, a istruirsi, a dire No quando si vuole dire No, a praticare forme di solidarietà collettiva per inventarsi lotte di resistenza in difesa del diritto alla propria autodeterminazione. A sostenere questo punto di vista un articolo della 27esimaora che vi propina una fiera di luoghi comuni e cliché delle borghesi d’alto bordo stancherrime di fare tante cose assieme e vorrei chiedere a costoro, dato che fanno lavori con stipendi di riguardo, da dove gli è venuta l’idea nostalgica della bellezza del lavare il proprio cesso, per esempio: hanno trascorso giornate a osservare le loro colf e  ritenendo quelle fossero molto fortunate nel poter realizzare questo lato così “femminile” (al diavolo il femminismo) così si sono scaricate la coscienza quando hanno pensato che una colf, dato che sostanzialmente le stai facendo un regalo a farle seguire l’indole femminea, è meglio non pagarla troppo?

Noi non possiamo fare tutto, certo. Ma è il neoliberismo, loro precisa scuola di pensiero, che non contempla il fatto che i ruoli di cura si condividano perché le donne le preferisce a casa a sfornare nuovi schiavi per il capitalismo mentre gli uomini possono sgobbare fuori a poco prezzo proprio perché ricattabili e con le famiglie sul groppone. Si condividessero i ruoli, invece che tirare fuori ogni due per tre nostalgici “piani nazionali della fertilità“, come quello che proponeva la nostra ministra alla salute, le donne non dovrebbero fare trenta cose assieme. O non dovrebbero privarsi dell’indipendenza economica per meglio realizzare il vezzo della buona cucina. Ma poi, questa notizia sciocca che le femministe non saprebbero cucinare, chi l’ha comunicata? Come è possibile che la 27esimaora possa mollare simili stereotipi? Senza tenere conto del fatto che se lei non è portata può cucinare lui o un’altra lei o chi lo sa, ma io sono femminista, per esempio, e so cucinare benissimo. Non sempre ho voglia di farlo ma lo so fare.

E a pensarci bene potrebbe questa forse essere un’idea per raccattare denaro visto che a noi comuni mortali manca il lavoro stabile e siamo precarie: possiamo addestrare queste signore borghesi a provare le gioie delle casalinghe di un tempo. Io so imitare alla perfezione mia madre e ogni tanto sono posseduta anche dalla buonanima di mia nonna che sembrava avere cento braccia includendo una grande abilità a risolvere le cose per telepatia. Venite da me a spaccarvi la schiena e vi faccio davvero provare quello che vuol dire fare mille cose assieme, tre lavori, vita casalinga, crescere figli, assistere parenti in difficoltà, e poi potrete dire che vivere senza il femminismo è una tale emozione, una meravigliosa esperienza di quelle che puoi farci un reality show. Vieni a vivere come si viveva un tempo. Poi però non ti lamentare se ti rendi conto che in quel tempo non si stava proprio bene bene.

1 pensiero su “Nostalgie borghesi della vita femminile di una volta”

  1. Oh mammamia, quell’articolo della 27 ora racchiude i peggiori luoghi comuni sulle donne e sul femminismo! le due frasi tipiche, la prima pronunciata (in genere) dalle donne: “il femminismo ci ha fregate”, e la seconda pronunciata (in genere) dagli uomini: “le donne da quando hanno la parità hanno preso gli stessi difetti degli uomini”. mi ribolle il sangue ogni volta che sento qualcuno pronunciarle, e capita spesso. non si vede perchè dobbiamo essere state “fregate” da un movimento che ci ha semplicemente permesso di scegliere (e magari anche di avere diritto di voto). casomai è la mentalità maschilista che ancora rimane che ci continua a fregare e quindi ci vorrebbe ancora più femminismo, a mio parere. e poi basta con questi luoghi comuni delle casalinghe che sfornano torte e si occupano della famiglia come se le lavoratrici invece avessero la casa piena di ragnatele e i figli sporchi e denutriti. io sono femminista, ho 2 figlie lavoro, e mi piace molto cucinare anzi devo dire che me la cavo molto bene, faccio torte e biscotti e il pane in casa (magari però ho anche degli elettrodomestici), comunque per quanto mi piaccia preparare da mangiare per la mia famiglia, mi piace anche spesso e volentieri tornare a casa e trovare un’ottima cenetta cucinata da mio marito. è bello fare un po’ per uno, no? e poi trovo ridicolo portare come esempio supermanager che si tirano il latte a 5 settimane dal parto: sono casi eccezionali, la maggiorparte delle donne – se va bene – ha un semplice contratto da impiegata e le basterebbe avere giusto qualche tutela in più, un po’ di flessibilità nell’orario lavorativo per lei e per il marito (così si fa un po’ per uno, appunto), e una società che si convinca che tutti i genitori (non solo le madri) hanno diritto ad avere un lavoro e contemporaneamente occuparsi dei propri figli, e non perchè è uno sfizio ma perchè è un diritto dei loro figli avere 2 stipendi su cui contare e allo stesso tempo avere dei genitori che riescono a prenderli a scuola e a passare le vacanze con loro.

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