Incutere timori per ottenere controllo delle vite di alcuni è un esercizio frequente di soggetti autoritari. Come avrebbero potuto altrimenti ottenere controllo sui nostri corpi alcune culture e religioni? Ebbene: persone che abbracciano quelle culture o che comunque ne sposano modalità e contenuti insistono in queste dinamiche che creano non pochi problemi relazionali.
Sarete cresciuti anche voi, immagino, tra esseri preganti che vi dicevano che solo a pensarci vi sarebbe caduto l’uccello, tutte le biglie, incluse le pupille. Per le femmine il terrore era di perdere verginità, purezza, valore d’acquisto nella compravendita di carne al mercato delle convenzioni sociali.
C’era una volta zia Concetta. A pensarci bene si fosse presentata oggi sui social network avrebbe riscosso un gran successo, soprattutto tra le persone che vivono per fomentare fobie e istigare odio qui e là per poi proporsi come unici detentori di verità assolute e tutori/tutrici della salute sociale all’infinito.
Zia Concetta aveva la parlata borbottona e camminava a passi piccoli, perché piccola di statura lei lo era. Un metro e quaranta di donna consumata di fatica a crescere sorelle e fratelli e poi a godere o torturare – dipende dai punti di vista – dei nipoti che arrivavano da lei in vacanza. Era nata e cresciuta, e lì era rimasta, in una casa vicino al mare. Un tempo lì non c’era quasi niente e in seguito divenne località turistica e lei, seduta sul marciapiede assieme ai vicini, soleva godersi il passeggio mentre evocava i bei tempi andati.
I nipoti erano cresciuti tutti quanti altrove. Frequentavano la scuola. Erano grandi. Andavano dalla Zia perché in tanti anni di vacanze avevano anche costruito relazioni sociali, amicizie, potevano contare su comitive con le quali organizzare momenti di svago. Ma Zia Concetta prendeva molto sul serio il suo compito di genitore putativo e dunque, borbottando borbottando, diceva che dovevano rispettare orari xy, diversamente lei chiudeva tutto quanto e li lasciava fuori. Chiudere tutto quanto per lei significava che chiudeva proprio tutto quanto, incluse porte finestre perché aveva il terrore che il mondo le si scaraventasse addosso. Perciò dopo una certa ora, quando la Zia decideva che bisognava adeguarsi al coprifuoco, mentre là fuori il mondo rideva, passeggiava, chiacchierava, si divertiva, in quella casa scendeva il buio ed era il momento in cui lei lanciava i suoi anatemi.
Là fuori c’era l’uomo nero e non si poteva andare oltre, il sesso era produzione diretta della Satana S.p.a. e qualunque storia le raccontavi lei la rigirava sempre, in qualche modo, per farti immaginare che il miglior posto al mondo, il più sicuro di tutti, fosse la sua casa. La Zia Concetta per un paio di giorni era divertente, perfino folkloristica, al terzo giorno però ti faceva sentire in trappola e montava la claustrofobia. Concetta in quella casa si sentiva al sicuro. Lì trascorreva il suo tempo e da lì non voleva spostarsi. Non amava fare viaggi. Si muoveva in macchina coi parenti proprio di rado e per necessità incombenti. Un funerale. Una malattia. Prendere l’aereo proprio no. Il treno, qualche volta, e i nipoti ricordano come fece impazzire l’intero scompartimento.
La sua idea di libertà era tale e quale, penso, a quella di Bush. Se sentiva un rumore a qualche metro di distanza avrebbe potuto anche decidere di bombardare i vicini. Notevole è la storia di lei, munita di martello, che vagava a piedi scalzi lungo la scala perché un nipote scese a prendere un po’ d’acqua e lei lo stava accoppando senza pensarci un attimo.
Era una donna piena di paure che sarebbe stato necessario, forse, rassicurare. Aveva tanta di quell’ansia in circolo che se la lasciavi ferma un attimo a pensare avrebbe potuto indurti come minimo una crisi di panico parlandoti di trombe d’aria e esseri oscuri che avrebbero voluto rubarle casa e verginità. I nipoti ovviamente non la stavano a sentire. Avevano trovato il modo di uscire fuori da una finestra pianoterra e rientrare senza che la zia se ne accorgesse. Facevano regolarmente sesso, immagino, e avevano partner estive o che sopravvivevano all’estate e si incontravano ancora l’anno seguente. Un giorno chiesi loro se sapessero di avventure, relazioni che la zia aveva avuto in passato. Che idea avrà mai avuto del sesso? Come avrà vissuto la sua giovinezza? Cosa sarà mai successo perché diventasse così?
Non si è mai capito. Chiederle fu impossibile. Quello che mi viene in mente, però, è che anche tra le donne, o gli uomini, che transitano il web narrando di sesso o uomini o donne in generale c’è chi fabbrica mostri affinché confidi nell’idea che l’unica giustizia giusta sia la loro. Li chiamo fanatismi, paranoie, persone che dovrebbero ottenere un visto per una sessione in cui si insegna loro che educare alla paura, sollecitare fobie, istigare odio, non può che generare autoritarismi e atrocità, in una versione assai meno blanda e tenera di quella che metteva in piedi Zia Concetta.
Quanto dovremo tenere serrate le cosce e i pensieri stando a sentire gente poco serena che senza tirare fuori l’esperienza e i libri di Alice Miller meriterebbe di essere sottoposta alla stessa scuola? Un po’ di terrore anche per loro. Tipo: se insisti nello scrivere certe stronzate cose ti cadrà la mano e diventerai pure ciec@. La gente che incontri ogni giorno, guarda bene, perché ha le corna. E io, si, io, non vedi quanta magia nera sto consegnando al mondo? Siamo noi, qui, i mostri mostruosi, gli zombie, i vampiri, le streghe, gli anarchici, i sinistrorsi, quelli che mangiano i bambini e fanno cose lercie. Siamo blasfemi, andiamo in giro nudi, scopiamo con chi capita e non facciamo differenza se a farci godere è un uomo, una donna, chi lo sa. Amiamo la complessità perché il mondo diviso in bianco e nero ci sembra noioso. Due palle grandi quanto due grattacieli. Voi fabbricatori di dicotomie, razzismi e mostri che amate schematizzare il mondo e suddividerlo in mostri, simil/mostri, mostri perché ci stanno sulle palle (o sulle ovaie), mostri perché non hanno accettato la vostra idea che il mondo, per l’appunto, sia diviso in mostri e voi tristissimi eroi in delirio mistico e visioni santificate.
Quello che so è che se per la Zia Concetta trovo tutte le giustificazioni e la comprensione del mondo, ché la sua vita sarà stata di certo molto più difficile di quella dei fabbricanti di mostri on the web, per questi altri, invece, non trovo alcuna giustificazione. Sono solo fanatici, ottusi, mediocri e pieni di livore contro chiunque non la pensi come loro e contro il mondo che non riescono a guardare con umana empatia. Un gran suggerimento vi è dovuto: passate anche solo una estate da una qualunque delle Zie Concette o degli Zii Concetti che esistono ovunque. Forse è la migliore cura per guarire la vostra ossessione autoritaria. E in quanto a noi: lasciateci vivere e conoscere e capire e sapere tutto quel che c’è da sapere, coltivando il dubbio, incluso quello in cui uno scintillìo neuronale ci dice che avete torto marcio. Torto. Marcio.