E’ tutto molto bello, si. Mi riferisco alla visita del Papa a Lampedusa. Però ora chiudete i Cie.
Sarebbe quel posto in cui centinaia e centinaia di esseri umani, dopo essere sopravvissuti alle traversate in mare, vengono sbattuti per 18 mesi perché stranieri/e. Un anno e mezzo di vita sospesa, di alienazione, sbarre, ruggine, cessi intasati, atteggiamenti da lager dal “volto umano” di operatori, spesso della cooperazione cattolica, che ti portano il pasto e poi ti lasciano alla sorveglianza di gente armata e in divisa. Un anno e mezzo di rivolte, materassi incendiati, autolesionismi, pelle screpolata, desideri a marcire. Un anno e mezzo di sedativi per frenare il desiderio di vita e amore oltre quelle pareti alte di metallo, cemento, filo spinato, sorveglianti, burocrazie infinite, razzismi, ipocrisie.
Arrivi per guardare in faccia il tuo futuro, qualche prospettiva in più, un sogno, un bisogno, e vedi quanto sono brave le imprese edilizie dell’Italia ché se c’è una cosa che sanno fare quella è certamente fabbricare galere. Come le facciamo noi nessuno. Voglio dire: siamo talmente bravi che scommetto che le stesse imprese vanno in tour in Europa a vendere questo fior fiore di architettura da istituzione totale che ti blocca il flusso sanguigno, la goccia del sudore, perfino le cagate.
Per dire, ieri sera a commentar l’evento c’era il solito Vespa, con la ministra Kyenge che ‘sto governo l’ha messa lì apposta a fare finta che si occupavano di diritti umani, ma il reato di clandestinità sta’ sempre lì, la Bossi/Fini non la tocca nessuno, e l’unica soddisfazione per la visita del Papa è che ora le crociate anti-immigrati dei leghisti non potranno farle in nome della tutela dei valori e delle tradizioni cristiane.
Infine in quella visita ho visto anche un rinsaldare la forza e l’energia dei lampedusani di fare fronte, da soli, ad un fenomeno così grande, mentre tentano di arginare la disumanità della Fortezza Europa che li vorrebbe sbirri e ignobili, con l’umanità di gente che è abituata a ricevere visite, più spesso colonizzazioni, da ogni parte del mondo. Con buona pace di chi negli anni ha ritenuto di poter piazzare sassi leghisti anche in quel posto facendo leva sull’esasperazione dei suoi abitanti.
Siamo un popolo semplice, noi siciliani, con un attaccamento alle nostre radici, ovunque andiamo, con la capacità di guardare al mondo con curiosità invece che con la paura, con l’immediata disponibilità a varcare confini, innanzitutto il mare, perché quello è il prezzo da pagare per guardare più lontano. Tra noi c’è gente insulsa, come dappertutto, e gente che volendo spaccherebbe il mondo per trovare risposte e opporsi alle prevaricazioni. Facciamo il bagno, d’estate, in quel mare che è la tomba per tante persone. Ogni nuotata è energia trasfusa, è sogno e bisogno che si incolla alla pelle e non viene più via.
C’era una spiaggia e quel mattino c’erano insulsi, ribelli, coglioni, sensibili alle cause umane. Quando l’onda trascinò un corpo, di quello che sembrò essere poco più che un ragazzo, pensammo tutti la stessa cosa: infine è arrivato, ce l’ha fatta. Fosse arrivato vivo, però, sarebbe finito dentro un Cie, marchiato con un numero e il suo nome sarebbe stato “clandestino”!
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