Malafemmina

La precarietà ti fa dimenticare le parole

Dopo mesi rinchiusa in quel microcosmo che è il villaggio vacanze mi serve recuperare i rapporti umani in sospeso. Tanti e vari, famiglia inclusa. Avrò mille impegni (precari) di lavoro (precario) e l’unica cosa alla quale penso in questo momento è al fatto di disintossicarmi dal maledetto lavoro stagionale che se non fosse stato perché ho tenuto attivo il mio senso critico e non ho spento mai il cervello mi avrebbe definitivamente impoverito il vocabolario e i pensieri.

Nelle conversazioni con i miei amici, io già lo so, dato che parlare è diverso che scrivere, mi mancheranno le parole. Mi verrano quei versi strani e tutto il codice di comunicazione orribile da idioti che siamo state costrette a usare al villaggio. Nonostante i libri. Nonostante me. Mi chiedo come sia la vita di chi per lavorare deve stare lontano da contesti che gli somigliano per molto più tempo.

Non serve emigrare per dimenticare chi sei. Basta solo perdere la possibilità di incontrare le persone che fanno parte della rete di soggetti che possiedono la memoria del tuo lessico, della tua cultura, l’istruzione, tutte le cose che ti rendono quella che sei.

Perché alla fine chiudersi dentro un recinto, sebbene per ragioni di lavoro, significa comunque rinunciare alla propria vita. Forse è per questo che faccio tanta fatica all’idea di perdere i contatti con chi mi rappresenta davvero. Con le persone che mi consentono di non perdere memoria di me.

Alcune volte, in effetti, in questi mesi al villaggio vacanze, mi sono mancata moltissimo, mi mancavo troppo, mi sono persa e se in questaa situazione, breve, ho avvertito una sensazione di totale scollamento cosa potrebbe esserne di me se dovessi chiudermi a fare non so cosa per non so chi?

Non lo so. Intanto è tutto pronto per ricominciare. Un nuovo anno. Nuove fatiche. Nuovi lavori precari. Finché dura. Sperando di trovare un’altra Malafemmina come me che tra qualche anno mi darà una mano se dovessi averne bisogno.

NB: Malafemmina, diario di una precaria qualunque, è un personaggio di pura invenzione e un progetto di comunicazione politica. Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale. 

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