Il direttore del villaggio vacanze oggi si è fatto male. E’ inciampato su un mattone del vialetto. Il mattone aveva fatto inciampare un sacco di gente e noi l’avevamo avvisato che prima o poi qualcuno gli avrebbe fatto causa. Legge del contrappasso ha voluto che fosse lui quello in condizione di poter fare causa a se stesso.
Si è graffiato la mano, fatto un livido al piede, tagliato il ginocchio e parte della coscia, perché cadendo ha sbattuto su uno spigolo, brutto e rugoso, di un recinto evidentemente non confortevole per chi ci sbatte contro.
Il livello di fedeltà della servitù la vedi nel momento del bisogno ed è così che oggi ho potuto registrare le varie versioni della leccaculaggine che coesistono e legittimano lo strapotere del direttore.
Si è precipitato in suo aiuto il ragazzo del bar, da sempre molto yes-man o ipocrita-man perchè a me dice una cosa e a lui ne racconta un’altra. Una specie di doubleface che muta rapidamente alla vista del padrone, un po’ come l’esorcista in versione paraculo precario che se gli chiedi cosa pensa sputa veleno e quando arriva il padrone recita poesie d’amore in lingua aulica.
Poi ha preso la rincorsa la titolare del bazar, nel frattempo squittiva, produceva rumori che davvero somigliavano a vari squick squick, più sospiri dispiaciuti e sguardi preoccupati, e che gli è successo, e che gli capiterà, e speriamo che la gamba si rimargini e tutti stavano lì a misurargli la febbre, a prendergli il polso, lo stiamo perdendo, lo stiamo perdendo, ma fategli quel coso, l’elettroshock che si rianima, su? lo voglio proprio vedere rimbalzare come lui fa rimbalzare noi, fintanto che non è arrivato il terzo leccaculo del gruppo, il tizio dell’infermeria, che effettivamente se non lo medicava il direttore ci moriva dissanguato.
Gli altri stavamo un po’ in disparte, applicando il codice d’onore degli artisti, the show must go on, pure se lui muore noi siamo qui per animare i villeggianti e dunque inventiamoci una canzoncina che ironizzi sulla faccenda. Parte il coro… sunday bloody sunday… ehm no, non è propriamente una canzoncina ironica, idiota di un boss capo animazione, il fatto che in mezzo ci sia la parola sangue non significa che è adeguata alla questione.
E che si canta allora? Ma si, dai, quella cosa che facciamo in spiaggia e trullallero trullallà, tutti in fila look around, batti mani, alza piede, muovi culo, scuoti spalla, e rutta pesante che lo senta il mondo, così il direttore può sanguinare felice perché sa che la sua banda di schiavi non si arrende, non si arrende mai neppure quando lui sta per morire.
La pozza si allargava e la ragazza delle pulizie era alquanto preoccupata, perché se qualcuno sporca lei poi deve pulire e togliere una macchia di sangue non è semplice specialmente con i detersivi di merda che le hanno messo a disposizione, che non lavano via niente a meno che lei non ci dia che ci dia che ci dia che le vengono via le mani e la pelle e le scoppiano i capillari e poi i calli, che male i calli quando scoppiano, perché con i guanti è un casino, non viene bene, sono quelli larghi larghi che squamano le mani e le mani di quella ragazza sembrano cotte al vapore e le bruciano nonostante le creme che lei mette su, ogni mattina e ogni sera.
Mani morbide, io lo so, perché mi hanno misurato la febbre quando ce l’ho avuta e perché ogni tanto mi accarezzano, bella Malafemmina, vieni qui che ti strizzo tutta, mi fa lei, quando siamo sole e mi racconta di come erano belle le sue mani prima che arrivassero quaggiù.
I tre dell’ave o maria l’hanno portato via di peso, il direttore sanguinante, che si lamentava e bestemmiava, alla sua maniera yuppie, poi si rendeva conto che qualche villeggiante lo guardava e tirava fuori il suo sorrisone a trecento denti perché il cliente prima di tutto, e noi ancora, vai con la canzoncina e scuoti tetta e piglia culo e sporgi labbra e batti ciglia esalta villeggiante e ammicca al testosterone, vai di fianchi e vai di sorriso, di più e di più che c’è un’emergenza e l’emergenza si risolve mettendo avanti a tutto tanta bella fica, un po’ come fa il governo.
Il direttore andato, la macchia rimasta, l’amica a ripulire e noi ancora a sculettare e sculetta sculetta io indietreggiavo e sono andata a fare toc toc sulla schiena dell’amica che in ginocchio ripuliva e strofinava perché il mattone doveva ritornare bianco, anche se era rotto, così le avevano ordinato. E le ho preso le mani, tutte e due, e gliele ho baciate per dare un senso nuovo al “baciamo le mani” segno di rispetto ai potenti, ché invece le mani bisognerebbe baciarcele tra noi.
Una mano, poi l’altra, poi ancora, e lei mi ha guardato, tenera, e si è rimessa a strofinare e io sono tornata a sculettare. Puttane di frontiera, in un villaggio vacanze di periferia.
Il direttore è guarito. Posso dirlo? E chi se ne fotte!
NB: Malafemmina, diario di una precaria qualunque, è un personaggio di pura invenzione e un progetto di comunicazione politica. Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale.