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Perché tornare al parto fatto in casa?

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Alessandra così mi scrive:

“Mi piacerebbe una riflessione comune sul parto in casa. Al di là della libertà di scelta (che tanto libera non è visto che comunque, nonostante il rimborso, 2000 euro li devi comunque sganciare) questo ritorno alla “naturalità del parto”, oltreché alleggerire le spese del servizio sanitario (che ci guadagna evitando l’ospedalizzazione) chi aiuta? Perché e per chi viene promosso?

Invece di promuovere il parto in casa per le poche fortunate che, fisicamente (gravidanza fisiologica e non patologica) ed economicamente se lo possono permettere, perché non iniziamo a promuovere l’epidurale per tutte? (l’ho provata partorendo in Francia la prima figlia, per gli altri due, nati in Italia non ho avuto scelta, purtroppo)

Perché non viene promossa un’adeguata formazione per ostetriche e ginecologi e personale sanitario tutto affinché riescano ad offrire in ospedale un’accoglienza più umana per partoriente e nascituro? (la maggior parte di neo e futuri genitori vengono trattati come “malati” o peggio “incapaci”) Capisco i turni massacranti, l’enorme responsabilità, ma davvero troppo spesso ho sentito racconti di travagli interminabili ma sopportati da infermier* e ostetriche, parti pilotati per non perdersi la partita di coppa e altre atrocità.

E ancora sulla naturalità del parto, sul dolore sempre e comunque, sull’allattamento ad oltranza: quanto c’è davvero di naturale e quanto invece rappresenta un tentativo di forzare il ruolo materno, renderlo istintivo e animale, quindi vincolante, immutabile, uguale per tutt* da sempre e per sempre e, soprattutto, in tutto questo, dove sono i padri? Quale è il loro ruolo “naturale”: proteggere e accudire la coppia indissolubile madre-figlio e cacciare all’occorrenza la belva feroce? Perché tornare a partorire come 100 anni fa? Forse per cominciare a riprodurre dall’inizio un modello di madre vecchio di un secolo? Per chiudersi di nuovo in casa e da quella casa uscire mai o guai?”

Ecco si. Che ne pensate? Ne parliamo?

24 pensieri su “Perché tornare al parto fatto in casa?”

  1. Fa parte di quelle cose new age che fanno tanto “modérno” (la “e” chiusa è in omaggio al termine con il quale le orchestre romagnole indicano il repertorio diverso dal “lissio”).

    Tra l’altro per quanto ne so (visto che alcune mie amiche l’hanno fatto e provavano a imporlo a mia moglie con discorsi moralistoidi) è sempre pronta un’ambulanza. Quindi non solo ti assumi ilrischio ma il peso per il SSN alemneo a livello organizzativo esiste. Se poi hai un problema di ipossia o simile, il rischio di danni al cervello è mostruoso.

  2. Io vivo in una regione privilegiata in cui vengono da fuori per partorire, l’ospedale funziona bene, ma anche qui inizia a farsi strada il ritorno al parto in casa, e trovo curioso che tra le prime a sceglierlo siano ostetriche o persone che lavorano in quell’ambiente. Non vedo una promozione di questo fenomeno né un incoraggiamento, anzi, chi lo fa spesso non lo dice a nessuno perché tutti continuano a ritenere più sicuro\normale il parto in ospedale. I padri durante il parto sono stati accanto alle compagne, aiutando, molto più coinvolti che in ospedale, e pensando alle donne che hanno fatto questa scelta, alle loro vite, fatico a vedere la deriva insinuata nella lettera. Io non credo mi sentirei tranquilla e il dolore mi spaventa, ma posso capire il desiderio di un ambiente più naturale e intimo in cui vivere questa esperienza.

  3. D’accordissimo. Il parto fatto in casa torna di moda perché rientra nella visione conservatrice e tradizionalista e profuma di religione mentre l’epidurale sa troppo di laicismo moderno. Che in Italia è ancora malvisto.

  4. Esperienza personale: primo parto, cesareo non necessario, padre buttato fuori. Secondo parto: in casa, solo io e il mio compagno (oltre all’ostetrica, arrivata all’ultimo momento), parto naturale, il primo a prendere in braccio la bimba, a lavarla, proprio il padre. Naturalmente, niente deriva antiscientifica, anzi tanta informazione, tanto studio tanta preparazione e la libertà di scegliere, insieme, quando dove come. Qual è il problema?
    P.S. essendo entrambi liberi professionisti (se questo significa ancora qualcosa) abbiamo fatto in modo di dividere in modo quasi perfetto il tempo di accudimento e di lavoro tra noi.

  5. Wow, ma come e’ moderna invece l’epidurale…un modo per creare dipendenza da un farmaco e da una figura professionale (l’anestesista) che adesso diventa indispensabile per le donne, finalmente rese incapaci anche di partorire (meglio se te lo fa fare un uomo, che sa come condurti e manovrarti, cara, mica pensi di essere in grado di fare autonomamente una cosa cosi’ importante, vero?)
    Menomale qualcuna si salva e riprende in mano le sue capacita’…

    1. Ciao.
      Io non ho partorito ricorrendo all’epidurale ma credo che ogni struttura debba proporla alla partoriente che è comunque libera di rifiutarla. Poi, che il parto vada a buon fine non è semplicemente questione di “capacità” della partoriente. Magari fosse così!
      Sara

  6. Grazie per le risposte, sto cercando di capire, davvero, cosa spinga una donna e una coppia a scegliere di partorire in casa: In Francia, dove è nata mia figlia, ho chiesto l’epidurale, il parto è stato veloce e indolore, il mio compagno sempre presente mi ha sostenuto ed aiutato, le ostetriche mi hanno fatto letteralmente “tirare fuori” con le mie mani la bambina nell’ultima spinta e ci hanno lasciati tutti e tre tranquilli a goderci i primi minuti di vita insieme. Perché non si rivendica il diritto ad un parto sicuro e indolore, con la possibilità di venire sostenuti dalla persona che vogliamo, senza eccessive medicalizzazioni ma con la dovuta e necessaria professionalità garantita per tutt*? Perché quando rivendico il diritto all’epidurale mi viene risposto (da genitori e non solo, mi è capitato anche con ostetriche e ginecologi) che il dolore è necessario per instaurare un buon rapporto madre-figlio? Perché quando osservo che partorire come 100 anni fa (nonostante la maggiore igiene e le maggiori conoscenze mediche) può comportare dei rischi mi si risponde che partorire per le donne è la cosa più naturale che ci sia, che, in quanto donne, lo sappiamo naturalmente fare? Sono naturali, per noi donne, pure il dolore e il rischio aggiunto di lasciarci le penne?

  7. Io penso che il parto in ospedale sia comunque più sicuro..se ci sono complicazioni solo l’ospedale le può risolvere e l’epidurale per chi legittimamente la vuole si può fare solo lì (Silvia, che c’entra se l’anestesista è donna o uomo? Io voglio che un medico sia bravo, non m’interessa il suo genere)..poi vabbè chi vuole il parto in casa lo faccia, io non la considero una talebana..anche sull’allattamento, nessuna scelta è più giusta di un’altra (il latte materno si dice sia più sano, ma quello in polvere non è veleno quindi non c’è da demonizzarlo)..l’importante è che il pupo o la pupa mangi

  8. mia zia ha partorito cosi’ e lo ha fatto per sentirsi vicino al proprio figlio, non per stronzate new age o rivendicazioni di chissa’ quale religione. Ha scelto e basta. Fanculo chi vorrebbe obbligare le madri a partorire con epidurali o con ricoveri o con ecc ecc. ognuna sceglie per se’. L’unica cosa che posso aggiungere e’ che lei e’ orgogliosa di dire “mio figlio e’ nato a casa mia”.

  9. Silvia, io non vedo nessun problema neanche sull’epidurale. Mi sembra che il tuo ragionamento sia simile a quello di chi condanna il parto in casa: le donne non sanno scegliere, scelgono male. Se vogliono il parto in casa è preché non capiscono che questo le riporta indietro, le relega in casa e bla bla, se scelgono l’epidurale lo fanno percHè non capiscono che così si mettono in amno a terzi che le esautarano. E se invece si parlasse di i studio, informazione e consapevolezza? E poi, ottenuto questo, laicamente, le donne scegliessero liberamente il cesareo, il parto in casa, l’epidurale, l’espulsione a spruzzo, il parto in acqua o a brodo senza giudizi da parte di terzi, in accordo (se è possibile, se c’è) col padre, che magari vuole esserci o magari no e sarà un buon padre lo stesso?

  10. Bellissimo intervento. Ho potuto riscontrare che, paradossalmente, proprio alcune mie amiche “progressiste” sono orientate a partorire in casa; che, secondo me, è un revival dal sapore medievale, peraltro potenzialmente pericoloso per mamma e nascituro. Con il termine “medicalizzazione” si tende a demonizzare anche ciò che di buono il progresso scientifico ha portato. Magari avessero strutture adeguate tante mamme in Paesi in via di sviluppo, che muoiono ancora perché, per esempio, non possono permettersi un semplice parto cesareo!
    Credo che l’epidurale debba essere proposta a tutte le partorienti e in ogni struttura ospedaliera e, al limite, se qualche donna, come me, non ha molta simpatia per gli aghi, dovrebbe avere la possibilità di rinunciarvi.
    Io comprendo il desiderio di partorire in un ambiente rassicurante (e quale può esserlo più della propria casa?) ma il nostalgico discorso secondo cui “un tempo si partoriva così” è di una superficialità preoccupante, non solo perché sottintende il retrogrado principio che vuole le donne “FATTE per partorire”, ma anche perché, un tempo, nell’epoca mitizzata delle nostre nonne, il tasso di mortalità di partorienti e bambini/e era molto più alto di quello odierno.

  11. E’ delicato il discorso sopratutto per uomo, ma sinceramente trovo molto stereotipizzato il discorso. Intanto non si tratta di tornare indietro di 100 anni perchè al massimo sono 50/60 e vabbeh non c’è moltissima differenza. Però non si tratta di tornare, ma di riprendere un trattamento più consono alla gravidanza che non è una malattia e non dev’essere tratta da quale. se neglioultimi 50 anni è stata troppo ospedalizzata la cosa non è che adesso tornando al parto in casa si torna indietro. Sono davvero esterefatto dal sentire questi ragionamenti. Vero non posso capire in quanto uomo cosa voglia dire partorire. Verissimo anche se nondev’essermi fatta una colpa di tale mancanza, mi sembra un po assurdo. Che poi insomma…potessi fare a cambio io giusto per un parto, giusto per provare. Comunque, se vi fidate ciecamente della classe medica, degli interessi commerciali legati alla sanità pubblica e privata e del classico “fammolo all’ italiana” allora andate pure in ospedale. L’ importante è la tranquillità e se l’ ospedale vi tranquillizza allora niente di male. Ma dire che un parto, se non ci sono complicazioni evidenti già in fase di pre-parto, domiciliare sia un ricacciare la donna in un rango di meretrice mi pare difficile da comprendere. Io non so che farci ma mi sembra una forzatura. Cosa vuol dire che la donna se deve partorire deve fermarsi il mondo? A casa si sta meglio che in ospedale, si ha più libertà e in più non serve il dottore per fare una cosa che è naturale…forse è questa parole che risuona strana? Io davvero sono esterefatto. Ho assistito ad un parto domiciliare e a parte le sofferenze della madre mi sembrava tuttoveramente molto normale. Che poi anche le sofferenze sono soggettive e dipendono dal numero di parti anche. Sicuramente ne saprete più voi, ma ripeto non è una malattia e ben fanno i dottori a consigliare di starsene a casa propria.
    Io visto che fin da piccolo ho avuto a che fare con le medicine alternative forse ho una visione diversa e forse è questo che non mi fa capire il vostro punto di vista. Il dolore del parto non è una punizione dalla quale liberarsi,ma questi sono discorsi che esulano dall’ argomento. Resta il fatto che non aver bisogno di medici quando non si è malati mi sembra ovvio e non capisco chi pretende altrimenti. La schiavitù della società passa anche attraverso la medicalizzazione e la subordinazione alle multinazionali. Se poi si vuole dipendere perchè infonde sicurezza allora questo è un altro paio di maniche.

  12. Abito in zona pontedera e mi è stato praticato isterosuzione e raschiamento senza anestesia, solo qlc goccia di valium 15 minuti prima. Era un aborto ritenuto. Mi hanno avvertito di un leggero fastidio. È passato più di un anno ho sempre la tachicardia e ho il terrore dell’ospedale. Epidurale per i parti!???? Qua vengono da fuori per partorire con dolore! Che sappia ii non fanno nemmeno cesarei, e Infatti qlcn ci rimette anche la pelle.

  13. Non avevo ancora letto il commento di Silvia… senza offese, ma se è per quello sono capace anche di togliermi un dente da sola … ma preferisco che sia un dentista ad estrarlo con tanto di anestesia contro il dolore. Lo so, l’esempio non è calzante e probabilmente il parto in casa è una scelta per rivendicare un diritto all’intimità, al rispetto, all’autonomia che in ospedale viene automaticamente ignorato. Però questo rinchiudersi nel privato mi lascia perplessa: ho potuto ascoltare un intervento dell’ostetrica citata nell’articolo che, promuovendo il parto in casa, promuoveva un’immagine della donna molto stereotipata, una donna che prima di tutto è madre e da madre sceglie, rinchiudendosi in un ruolo predefinito che segue l’iter del parto naturale, dell’allattamento ad oltranza, dei rimedi casalinghi, del co-sleeping, dell’alimentazione naturale, dei pannolini di stoffa. Scelte, appunto, in quanto tali da rispettare: solo che, converrete con me, per metterle in atto la donna non può fare letteralmente altro. Non avendo altre esperienze in merito, se non quella dell’incontro con l’ostetrica citata e qualche libro letto, la mia visione sull’argomento è sicuramente limitata e i miei dubbi probabilmente infondati.

  14. Da una parte è vero che questo metodo è possibile solo per una parte delle donne e che parlare di “naturale” spesso serve a rinforzare un sistema patriacale.
    Se io dovessi partorire vorrei un’epidurale.
    Pero vedo anche una patologenizzazione di tutto quello che è femminile e do molto che va contra l’ideale della nostra societa (capitalista): Se hai qualche kilo troppo stai a rischio di malattie cardiovascolari, se hai la menstruazione ovviamente sei debole e hai bisogno di farmaci, se entri in menopausa hai bisogno di ormoni, se sai inconta devi andare all’ospidale. Credo che vedere ogni cambiamento nel corpo della donna come patologia sirve a fini politici ideologici tanto come il discorso di “naturalezza”. Serve tanto per uniformizzare, stigmatizzare ogni cosa fuori di cio che viene riguardato giusto. E magari serve anche per renderci efficaci: Se ci risvolgiamo ad un dottore per ogni cosa invece di restare a casa al letto, senza lavorare e pretendendo che qualcuno prendesse cura di noi. Viene usato la medicina per decidere che cosa sia normale, perche ognuno sa che è una scienza e quindi deve avere ragione ed è oviamente oggettivo.
    Non mi sembra giusto ne il discorso che la sofferenza della donna sia una cosa naturale ne il discorso che qualsiasi cosa tipica delle donne sia una malattia e quindi c’è bisogno di dottori.
    Io vorrei partorire in un ambito bello, tranquillo con gente che voglio bene e che si prende cura di me – e con una bella epidurale. E dopo vorrei andare a casa dove il padre della creatura o la mia mamma o una mia amica mi coccola e mi cucina e mi pulisce la casa. Finche non posso avere tutto questo decidero nella gravidanza se preferisco partorire nel ospedale o a casa e mi sembrano legittime entrambe decisioni.

  15. Io ho partorito due volte. Ho fatto il cosiddetto “parto attivo”, con mio marito in sala-parto e nessun medico a rompermi le ovaie. Ma ero in ospedale, il che, qualora (e sottolineo QUALORA) fossero insorte complicazioni, mi avrebbe permesso di usufruire di assistenza medica. Perché, è vero, la gravidanza non è una malattia, ma ciò non significa che non possano verificarsi delle complicazioni. Anche in ospedale, è l’ostetrica che assiste al parto, non il ginecologo, che interviene solo in caso di complicazioni; quindi perché inventarsi orde di medici sui nostri corpi se non è vero? E poi, da socia di MSF (che non è esattamente un’organizzazione amica delle multinazionali), vi dico che a molte donne di Paesi meno fortunati del nostro farebbe comodo godere di un po’ di quella tanto demonizzata “medicalizzazione” (che esiste, ma, a mio avviso, va ridefinita, perché non comprende tutte le modalità di parto), perché, così, avrebbero potuto raccontarli, i loro parti, o stringere i loro piccoli tra le braccia.
    In conclusione, “naturale” non significa “senza rischio”. Respirare è più naturale che partorire, ma ci sono persone asmatiche; che il nostro cuore palpiti è naturale, ma qualcuno ha bisogno di un’angioplastica; quindi non confondiamo piani di analisi diversi. ALtrimenti, mi verrebbe da chiedere: se la donna ha per NATURA la capacità di mettere al mondo dei figli, come spiegate gli aborti SPONTANEI? Sono da attribuire forse a madri “incapaci”? O tante donne che sono morte di parto decenni fa erano “incapaci” di partorire? Mettere al mondo una creatura è, sì, naturale, ma neanche un processo naturale ha il 100% di probabilità di compiersi perfettamente.

  16. Ch facciamo? Vogliamo regredire a quando non c’era altra scelta anche ora che la scelta c’è?
    Tutta questa “naturalità” suona piuttosto folcloristica, e mi fa quasi (quasi, eh) pensare a quando il parto era la mission principale nonché unica della donna per chi le stava intorno. Per non parlare dei rischi, considerati i quali, potrei definire il parto in casa addirittura un’idiozia

  17. Un’ultima cosa. Poniamo a confronto due donne che partoriscano spontaneamente, una a casa, l’altra in ospedale. Il lettino su cui si spinge rende un parto meno naturale dell’altro (e, ripeto, nessun medico “controlla” le tue spinte)? Ma per favore…

  18. non è proprio così. entra in una sala parto e vedrai che non puoi decidere neanche in che posizione metterti. Ripeto: consapevolezza e libera scelta. siamo donne, non bambine suggestionabili, non abbiamo bisogno che ci si dica di andare dal medico né che se ci andiamo siamo schiave della scienza.

    1. sono entrata in sala parto due volte e ho scelto anche la posizione in cui partorire. Ma io sto cercando di porre la questione al di là dei casi personali. La domanda posta dall’articolo è: è davvero più “naturale” partorire in casa?

  19. Cara Gianna, mi spiego: il tuo richiamo alla consapevolezza e alla libera scelta è da me pienamente condiviso. Ciascuna donna deve scegliere come e dove partorire. Ciò che nei miei interventi contesto è la mitizzazione dei “bei vecchi tempi”. Ma erano davvero migliori questi benedetti vecchi tempi? E le coppie di una volta non divorziavano (grazie, il divorzio è stato introdotto negli anni ’70 e l’Italia non è davvero uno stato laico); e un tempo le donne partorivano in casa (magari perché quella che oggi è una scelta all’epoca era l’unica possibilità?); etc…

  20. secondo me il punto è questo: perché non trattare la gravidanza e il parto come qualcosa di assolutamente naturale, invece di medicalizzare sempre tutto? se così fosse, credo che sarebbero meno le donne che scelgono di partorire in casa (un certo numero che lo fa per moda rimane sempre). se, come sembra essere la direzione presa, tutti gli ospedali del nostro Paese prevedessero un approccio più naturale, umano e accogliente al parto, forse meno donne deciderebbero di partorire in casa. quando ho scoperto di essere incinta, l’anno scorso, ho subito pensato che non mi sarei sentita molto a mio agio nel principale ospedale cittadino: assolutamente ben funzionante e attrezzato è però davvero freddo e, con la mole di lavoro che hanno, medici ed ostetriche tendono ad affrettare i tempi del parto ad un certo punto del travaglio, che tu ne abbia realmente necessità o meno. per fortuna io ho potuto optare per una struttura (sempre pubblica) che ha una filosofia un po’ diversa: le future mamme hanno la possibilità di avere una stanza singola che diventa anche la sala travaglio e la sala parto, il futuro papà, se vuole, può essere presente in qualsiasi momento e può fermarsi a dormire almeno la prima notte, si può camminare / fare la doccia / stare in vasca, fare un po’ ciò che si vuole per viversi il travaglio al meglio (ovviamente è prevista anche l’epidurale, seppur non incoraggiata). mi sono chiesta più volte: se non avessi avuto questa possibilità, cosa averi fatto? avrei pensato forse al parto in casa? forse si. e di certo non perché pensi che il dolore favorisca il legame fra madre e bimbo (vade retro!) e non perché dia qualche significato positivo ai passi della Bibbia che dicono “tu donna partorirai con dolore” (o qualcosa di simile..). semplicemente per sentirmi più a mio agio. In ogni caso, credo che sia necessaria un’informazione più seria per tutte le donne che si accingono ad affrontare il parto.

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