MenoePausa

Mamma cattiva!

Mi è partito il filone mammesco e vabbè. Le persone sono multiple e complesse e dunque  dovrete sorbirvi – se volete, altrimenti potete sempre cambiare blog – anche codeste parti di me. Ovviamente io dico mamma perché sono mamma. Se fossi stata babbo avrei detto babbo. Ma le cose di cui parlo credo riguardino entrambi i genitori.

Mamma con l’occhio languido, che vede quel corpo estraneo e lo incontra per la prima volta che ti guarda, fisso, e chiede, chi cazz’è quella faccia tonda, con la bocca tonda, con l’occhio tondo e via di geometriche definizioni da cui escono suoni indecifrabili?

Tranquilla, bimba, stai tranquilla. Benvenuta in questo mondo di merda. Ora siamo in due a soffrire poi a gioire poi a ridere perché la prima cosa che dovrai imparare è la mia ironia. Senza ironia sei morta già dopodomani.

Mamma cattiva, ma che le dici queste cose? Devi dirle che il mondo è bello, tutto fatato, che i principi e le principesse e fottiti tu, i principi e pure le principesse, ché oggi come oggi si va di aristocrazia precaria. Al limite le auguro di incontrare un leader di un movimento antagonista e sconfiggerlo sul campo con gli strumenti del sapere. ‘Fanculo anche agli avanti popolo ché le donne devono stare sempre in seconda fila, a parlare per ultime nelle assemblee e fare da decorazione colorata alle manifestazioni.

Benvenuta, cara, e ora siamo nella merda tutt’e due. Ti mollo il latte dalla tetta finché c’è e poi ci arrangeremo. E metti il freno a mano nella carrozzella, ché non sono così con i comandi vocali e se tu dici ferma quella non si ferma. Idiota di una mamma che non s’è drogata ed è rimasta in piedi tutta la notte. Perché il pediatra ha detto che non ti devo dare il pasto se non dopo sei ore e tu piangi e ripiangi e io ho il corpo che ha assunto la forma di una linea spezzata a novanta gradi. Dormo seduta. Praticamente non dormo. Poi tu ti svegli e io ti sputerei.

Ma cosa dici, mamma, non sei quell’altra della casa del mulino bianco che è sempre sorridente e mai si scompone? Ma no, non puoi, devi censurare gli egoismi e devi dire che sei sempre felice e che quella creatura è straordinaria anche se ti fa venire i capelli ritti in testa.

E poi vaglielo a spiegare che amare è una cosa seria e che una figlia io l’amo così, dicendole ogni tanto un vaffanculo, perché se non lo dico, sono certa, l’amerò di meno almeno tanto quanto non riuscirò ad amare me.

C’è la faccenda che poi cresce, devi mollarla ovunque per andare a lavorare. E quella si fa venire cacca all’ultimo minuto. Ma per davvero non potevi farla prima? E no, sciocchina, mi fa lei, mi è venuta ora.

Stronzissima creatura dispettosa, come ti strizzerei di baci e di respiri pieni di colore. Esco di casa, il culo ripulito, il traffico bastardo e arrivo lì al lavoro munita di pantofole.

Ti vede strepitare per la disperazione e a momenti piove per quanto sei imbastardita con il mondo, la bimba guarda, è triste e che puoi dirle. Ma no, tesoro bello, non c’entri tu, è mamma che è un’idiota. Faccio schifo, chiedo scusa, tu sei un miracolo terreno e solo ad abbracciarti passa l’ansia.

Aiuto, griderei al pianeta terra. Aiuto, diranno mille altre mamme. E un giorno vedo un babbo, poverino, che mette il suo bambino inseggiolato sulla macchina. Sistema tutto e lo scorda lì. Parte e quello vola. Vola per davvero. Stava benissimo, il bimbo. Il padre quasi gli veniva un mezzo infarto.

E fai l’assaggiatrice di veleni prima di farli mangiare a lei. E fai attenzione alle allergie, alle punture degli insetti, alla salute. Dio, le sono venute le bolle in faccia, non ti grattare amore mio, sono con te, non piangere tesoro. Prurito, febbre, tutto bene, e me la prendo io la malattia e quando vede me con la faccia a palloncini diffusi lei ride, cuore mio, ride e  mi prende in giro.

E vola vola l’aeroplano, e mangiati la frutta che fa bene, e te la rubo io, maro’ che buona questa pappa, e mannaggia a te che se non esco mi fottono un’altra ora di stipendio, e con che cosa compro la tua frutta? E collabora, ninnina, e collabora figliola e fai la prola ragionevole, stringiamo un patto, io ordino e tu esegui. Manco per sogno, ti fa lei, e tira fuori il dito in negazione, no no, ché te lo mangerei.

Quelle manine piccole, e la faccina piccola, e i piedini piccoli. E quella voce enorme. Ma dove l’hai rubata quella voce da soprano bella mia? ma che ti sei ingoiata una cantante lirica? ‘sti cazzi che gran fiato. M’ha perforato un timpano. E SIIIIII ho capito. Si ok. Ti compro la cazzata. Mi costa una giornata di stipendio ma per un mese poi non chiedi niente.

Poi mi ricordo mamma che diceva “se non li sudi – i soldi – non capisci” e c’aveva ragione mamma mia.

Lo so bambina che tu non c’entri niente, che resti in quel mondo tuo dove tutto deve apparire bello. Lo so che t’hanno detto a scuola che la mamma è tipo la vergine maria ma io non sono vergine e non sono maria. Mi chiamo Antonella e faccio sesso regolare. Di me devi sapere poche cose. Sono persona, sono umana, faccio un sacco di errori, ma cazzo se ti voglio bene.

NB: Antonella, Meno&Pausa, è un personaggio di pura invenzione. Spin Off di Malafemmina, precaria un po’ più giovane. L’about di Antonella dice che si tratta di una donna precaria post quarantenne e in pre-menopausa. Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale.

1 pensiero su “Mamma cattiva!”

  1. ‘Fanculo anche agli avanti popolo ché le donne devono stare sempre in seconda fila, a parlare per ultime nelle assemblee e fare da decorazione colorata alle manifestazioni.
    questa è fantastica! Per il resto fai bene, il bambino deve sentire una persona che sta bene
    non un imparanoiato che sprizza nervosismo e nevrosi da tutti i pori. Poi io non ho figli e magari poi me ne pentirei amaramente, ma penso che l’ importante quando si deve dare è la qualità di quello che si da ad essere importante. Se penso all’ africa che ho conosciuto per esempio, non ci sono tutte queste paranoie nell’ allevare i bimbi eppure…non sono mica tutti criminali. Ci sono famiglie di 50 persone la mamma magari è una anche se non li ha partoriti tutti, anzi magari è anche nonna, papà ce ne sono vari, zii a contarli è già una sconfitta. L’ importante come sempre è la qualità della relazione e non la quantità e i bambini essendo più sensibili le capiscono meglio di noi certe situazioni. Non le definiscono, ma le percepiscono e poi piangono oppure stanno male arrivando anche a somatizzare le paranoie dei genitori. Magari mi sbaglierò…

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