MenoePausa

Libera i bimbi. Liberi tutti!

Al piano di sopra s’è trasferita una famiglia nuova. Lui, lei e un bambino. Di lui non si sa niente, di lei più o meno tutto quello che trasuda dalle pareti che non isolano nulla.

Urla da mattina a sera, sta zitto Piero (e faccio finta che il bambino si chiama così), non muoverti Piero, e mangia Piero, e sbrigati Piero e vaffanculo a Piero che secondo me tra strepiti e intimidazioni è lì a unire uno ad uno le lenzuola per scappare da quella prigione.

Li incontro all’ascensore, lei un po’ triste, sbrigativa, ché deve avere una vita un po’ di merda, il bimbo ben vestito, curato, sembrerebbe tutto a posto. Vivace, si, molto vivace. Non sta fermo un attimo. E allora penso che lei provi un po’ a tenerlo quieto mentre lui spera di conquistare il mondo con l’energia che ha.

E lui? Il padre? Non c’è mai. Sempre fuori, torna e poi se ne sta immagino davanti alla televisione perché sento la tele e sento la sua voce nella stessa stanza, sopra la mia.

O forse lui arriva, certo più calmo di lei che sta rinchiusa a far la madre tutto il giorno, e resta con il bimbo che se lo vede tace e si ammansisce e dorme. Non so.

Io ero una che ogni tanto urlava, soprattutto quando mia figlia fuggiva alla mia presa e rischiava di finire sotto un tir. Poi c’erano i momenti da missione specialissima in cui dovevo fingere di essere una 007 per evitarle di cadere dal balcone, dalla sedia, dall’armadio, dal tavolo, dappertutto lei si arrampicava e io andavo, piano, per non farla spaventare, e l’afferravo, e poi, confesso, un paio di urli li facevo anch’io perché ci vuole sangue freddo a tenere in vita una bambina che prova a suicidarsi in ogni modo.

Ricordo della pentola bollente, e io ero sempre attenta a non metterla sul bordo, lei che si avvicinava e io con il terrore negli occhi che stavo a pochi metri. E no, bambina, non toccare ché ti bruci, e lei provava e si avvicinava per dispetto.

E tu che fai? Le incendi un dito per farle sentire che fa male? Diciamo che no. Un po’ ti imponi in modo autoritario perché se non capisce il concetto di pericolo devi dirle che si fa così e basta, senza maltrattarla. E quella piange perché non l’hai fatta ustionare.

E io lo so, dunque, che significa crescere una figlia e sviluppare il temperamento di un medico senza timori, ché devi saperle fare le punture, e poi indovinare i suoi singhiozzi, e  stare in empatia con tutti i suoi dolori e poi salvarla, una, due, tre, quattro volte. Come quando scivolai per i gradini, lei che stava in braccio, e feci a giravolta per cadere sulla schiena ed evitarle l’urto. La mia colonna vertebrale a pezzi e lei che non aveva capito proprio niente. O per quell’altra volta in cui le era andato di traverso il pasto e a metterla a testa in giù per farla respirare. E trattenere il fiato per il terrore che morisse. Insopportabile l’idea che lei morisse. Non oso pensare al dolore di un genitore che perde un figlio per stress o distrazione. Davvero non voglio neppure pensarci.

Ché ne sapete voi di quante volte una madre deve essere presente con il terrore che possa accadere qualcosa a quella bimba. Troppa responsabilità e nessun sostegno, mai.

E un po’ t’arriva il nervosismo, perché l’ansia, e lo stress, e tutto assieme, se poi nessuno ti aiuta, diventa un po’ difficile da gestire.

Ma oggi come oggi, penso, non c’è giustificazione. Non ce l’avevo neppure io e me ne assumo il demerito. Ero e sono umana. E che ci posso fare. Ho fatto del mio meglio.

Però ci sono mille sistemi per non restare incinta e se non hai pazienza e l’equilibrio, o se non hai quel fottutissimo istinto materno, che non è detto che ce l’hai perché è menzogna il fatto che dovresti avercelo ché può pure essere che un padre (o una/un compagna/o se la tua è una famiglia omogenitoriale) abbia più cura di quanto non ne abbia tu che sei la mamma, allora un figlio non lo fare.

In vita mia ne ho sentite tante di queste donne a urlare. Urlano sempre, urlano troppo e forse avrebbero bisogno di un po’ d’aiuto, forse dovrebbero dichiarare che la madre non la vogliono fare, forse dovrebbero evitare di sfinire quel bambino ché a me viene solo voglia di scavare un buco al tetto per farlo calare giù.

E poi vorrei salvare lei che mi pare così fragile, così sola. Le madri sono sole, spesso, e i figli lo sono altrettanto. Quando si smetterà di pensare la società come un insieme di ruoli con lui che deve stare fuori e lei a casa, con lei disoccupata e lui a farsi sfruttare, con lei a fare troppo la genitrice e lui a non poter fare il genitore. Con lei che si becca il congedo coatto perché la società la licenzia in quanto madre e lui che quel congedo non lo può richiedere perchè è per contratto che il maschio non ha le sue cose, non è gravido e dunque zero, niente tempo per farlo stare a voler bene ai figli.

Nell’appartamento di sopra al mio forse ci vorrebbe più padre e più ore d’aria per quella madre reclusa. Ci vorrebbe una esatta divisione dei ruoli e ci vorrebbe un po’ di pace per quel bimbo che altrimenti crescerà sempre con la sensazione di essere un peso, un disturbo, uno che deve stare fermo, fermo, fermo, zitto e fermo. E zitto e fermo un cazzo.

Il primo esempio di repressione avviene in famiglia. Da lì in poi se cresci abituato ad obbedire non c’è più scampo. E ribellarti ai genitori è cosa sana.

“Non muovere la sedia…” strepita dall’alto. E vaffanculo, lasciagliela muovere. Qui sotto ci sono io e se la muove non mi frega. Fai più rumore tu con gli urli.

Stiamo arrivando piccolo. Il piano di liberazione è pronto…

NB: Antonella, Meno&Pausa, è un personaggio di pura invenzione. Spin Off di Malafemmina, precaria un po’ più giovane. L’about di Antonella dice che si tratta di una donna precaria post quarantenne e in pre-menopausa. Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale.

4 pensieri su “Libera i bimbi. Liberi tutti!”

  1. E se salissi su a chiedere a quel bambino se ha voglia di venire a giocare a carte con te o a fare un giro in città?
    Ne ho allevati tre di figli, con le vicine incazzate a dirmi che i miei figli gridavano perchè i bambini italiani sono maleducati….
    Mi ha salvato la vita solo mio marito, e qualche volta un’amica che come me aveva tre figli, una volta alla settimana per ciascuna un pomeriggio libero

  2. Quando io ho detto a mia moglie (ex): “prendo il congedo parentale” mi ha fatto i conti in tasca per impedirmelo. E siccome insistevo…. ha creato le condizioni infernali che hanno condotto alla separazione.

    Sì ognuno è un caso a sé, e magari la signora di sopra avrebbe bisogno di aiuto, ma forse neppure lo sa.

  3. Magari il bimbo nn te lo lascia ma magari fare un aperitivo tra vicine. Chiacchierare, parlare, più si è meglio è. La solitudine delle mamme è terribile.

  4. Dove abito io (essendo quasi Tutte villette non ho nessuno sopra la testa ma le urla si sentono lo stesso) magari ci fossero mamme che almeno ogni tanto dicono Di stare zitti ai figli (o di non giocare a palla nel cortile interno visto che in teoria sarebbe vietato)…
    A

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