Malafemmina

Sessantanove giorni all’alba

Questi post dovrebbero titolarsi “lettere dal carcere” perché è così che sento. Sessantanove giorni ancora alla fine di questa tortura. Nel mio loculo/alloggio finirò per disegnare le linee sulla parete, una per ogni giorno in meno trascorso qui dentro.

Se qualcuno/a tra voi mi vedesse in panne, notasse la monotonia degli argomenti, l’uso continuo delle stesse parole, un balbettare inutile nei miei post, vi prego di dirmelo e di soccorrermi. Mi servono flebo di intelligenza. Perché qui l’intelligenza è l’ultima cosa che ti chiedono di esporre.

Mattina. Intrattenimento dei bimbi. Li raccattiamo dai bungalow alle 8.30 del mattino e li portiamo a fare “giochi” per un paio d’ore. Poi li riconsegniamo ai genitori, generalmente le madri, distogliendole dal loro relax, perché possano farli nutrire. Ce li riconsegnano dopo mangiato e si organizzano altre avventure. Di nuovo le madri, doccia, cena e poi a nanna.

I bambini sono le persone più intelligenti del villaggio. Con loro mi diverto e rido. Quello che trovo triste è occuparmi degli adulti. Animare questi esseri in coma permanente, dal cervello devastato da luoghi comuni, idiozie, stereotipi, pregiudizi, sovrastrutture devastanti.

I bambini, invece, quelli proprio no. Ce ne sono alcuni che parlano come il papi o la mamma. E sono quelli più ignorati dagli altri coetanei. Segno che le sciocchezze dei genitori non possono fare presa in un mondo di creature che ancora non sono piegate al dovere dell’assenso ipocrita, del sorrisino di necessità, della schiavitù sociale per opportunismo.

I bambini e le bambine mi cercano. Mi salutano, corrono ad attirare la mia attenzione anche quando stanno con i genitori. Sono persone che mi piacciono e io piaccio a loro. E’ decisamente un mondo assai migliore di quello che vedo tutto attorno.

I giochi che faccio fare io non discriminano. Non ci sono giochi da femmina e giochi da maschietto. Tutti fanno tutto. Ciascuno fa quello che vuole. Ed è così che i bambini penso dovrebbero essere educati, seguendo le loro inclinazioni invece che subire le imposizioni di chi divide il mondo in rosa e celeste.

Nessun grembiulino delle scuole fasciste. Nessuna divisa di genere. Sono solo bambini e bambine e meritano un’altra possibilità, una alternativa.

Stamattina i due bimbi che non volevano giocare mi hanno regalato un’acconciatura piuttosto originale. Vado in giro da qualche ora con spuntoni asimmetrici e fermagli colorati. Mi sento bellissima. Il ragazzo del bar mi ha chiesto se per caso nel mio loculo non ci fosse uno specchio.

“Non puoi capire!” – gli ho risposto.

Così ho deciso che andrò in giro per tutto il giorno con questa acconciatura. E domani credo che ripasserò dal medesimo coiffeur.

NB: Malafemmina, diario di una precaria qualunque, è un personaggio di pura invenzione e un progetto di comunicazione politica. Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale. 

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