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Postporno: quando l’unico linguaggio maschile è il moralismo

Foto dalla IV Muestra Marrana di Barcellona
Foto dalla IV Muestra Marrana di Barcellona

Da Femminismo a Sud, grazie alla mia amica Lafra su cose dette e scritte da Michela Marzano, quella che Voleva essere una farfalla e ora è una candidata del Pd:

Oggi sul Fatto Quotidiano è uscito questo articolo di Michela Marzano dal titolo “Non convince. E’ un linguaggio ancora maschile” in risposta ad una intervista sul Postporno a Slavina.

Premetto che leggendo l’articolo ho riscontrato alcune contraddizioni interne al testo tanto da pormi il dubbio se davvero questo testo rifletta il suo pensiero o solamente lo distorce per i tagli e cuci tipici dei giornali per motivo di spazio. C’è da dire comunque che Marzano non ha mai fatto mistero della sua repulsione un po sommaria al porno come esplicitato nel suo libro, attentamente commentato un po di tempo fa da Fastidio in un post che vi consiglio di leggere.

Io mi permetto di prendere il testo così come è stato pubblicato e farne una critica, consapevole che sarà dura.

Ecco vorrei partire dalle conclusioni finali dell’articolo: “Per cambiare l’immaginario femminile, anche quello sessuale, secondo me non serve passare dal corpo ma bisogna leggere i libri di alcune grandi femministe come Simone de Beauvoir o Judith Butler. Soltanto così possiamo liberarci dalle costrizioni che ci vengono imposte e perorare la causa femminista”.

Francamente trovo che una affermazione del genere sia, prima di qualsiasi altra considerazione politica, semplicemente snob. Che non tenga conto della realtà, nello specifico quella italiana, dove tanti testi reputati fondamentali o comunque significativi al dibattito teorico e intellettuale dei femminismi non sono mai stati tradotti, o tradotti spesso male, incontrando non raramente ostruzionismo dentro quella che è l’intellighenzia femminista stessa. Inoltre penso che reputare indispensabile la lettura di testi meravigliosi, ma poco accessibili, per complessità e difficoltà di recupero, sia veramente poco realistico.

Snob perché non è giusto pensare che tutt* debbano e vogliano dover passare dallo studio della teoria femminista per dirsi femministe. Il femminismo è un insieme di pratiche, di desideri, bisogni e problemi condivisi e discussi. Il femminismo non è solo scambio di idee, è anche azione. E se reputiamo indispensabile passare dalle teoriche allora che queste siano spunto e divengano un riferimento con cui interagire dialetticamente, non il fine della nostra militanza.

Come dicevo appunto è impensabile credere che debbano essere lettura obbligatoria; non tutte hanno voglia, strumenti e tempo per leggersi la bibliografia di Butler ad esempio, perché le filosofe analizzano e interpretano la realtà, ma tutt* di questa realtà siamo parte, e anche se siamo concordi nel dire che viviamo in una realtà complessa, dove le istanze si intersecano e sovrappongono, dobbiamo essere capaci di leggere e formulare le nostre critiche anche con strumenti differenti, con tutti i mezzi necessari, semplificando la rappresentazione ma non per questo riducendone le complessità.

Anche il voler porre l’attenzione sulla dicotomia corpo/ragione come divisione binaria rispetto a donna/uomo mi sembra viziata da un errore di fondo. Parlare di corpi nella rappresentazione e nella pratica postpornografica è prima di tutto investigare il desiderio e la costruzione culturale, sociale e politica dello stesso. E questo tema non è un tema “femminile”, di serie B, perché mette al centro il corpo, è un tema che riguarda tutt*.

Alla luce del vero e proprio terrore anale e della quasi assente voce sulla sessualità maschile forse sarebbe più utile chiedere proprio l’opposto. Perché è così che possiamo provare a scardinare l’unica dicotomia che io vedo oggi, quella tra eteronormatività imposta e pluralità dei tentativi per combatterla.

“Come si fa sesso?” E’ la chiave di ricerca più inserita su google nel 2012 in Italia nella categoria “come fare…?”. Davvero investigare attraverso pratiche di decostruzione e riappropriazione dell’immaginario pornografico il grande interrogativo degli e delle italiane oggi è scegliere un campo di lotta lontano dalla “razionalità”, come afferma Marzano?

Che senso ha ribadire che il personale è politico ma che certe cose, proprio no, meglio lasciarle private? Nessun* impone una pratica sull’altra, e sicuramente Michela avrà le sue ragioni intellettuali e politiche per scegliere di scrivere saggi invece di girare corti postporno Do It Yourself a costo zero, però il fatto che non si comprendano le pratiche altrui, che si reputino inefficaci o mal realizzate, è ben diverso dall’affermare che siano addirittura controproducenti “alla causa femminile”. Ecco questo mi sembra un po contraddittorio e buttato li gratuitamente, ad essere sincera.

Visto che si invoca la “stanza tutta per sé” (in una sola delle declinazioni femministe possibili di questa metafora) dove difendersi e proteggersi dalle invasioni esterne, mi sembra un po ipocrita giudicare chi invece si è imbarcat* in una delle lotte che maggiormente espongono; chi invece ha deciso che questa idea di stanza tutta per se che si è fatta Marzano confondendola con lo spazio privato, sotto sotto è un po una fregatura se fuori da li non si può mai uscire davvero libere, a partire, banalmente, dal proprio corpo nudo usato come strumento (non fine!) di lotta.

Quello che fa paura, che ci fa sentire esposte è pensare che il proprio corpo sia svenduto all’occhio maschile, e che per questo vada ben coperto e protetto. E che il porno sia l’occhio maschile per eccellenza. Quello che però per me è errato, premettendo che le donne oggi guardano porno, fanno porno, girano porno e producono porno (con le ovvie disparità proprie di un sistema patriarcale), è la costante confusione tra lo sguardo maschile e lo sguardo dell’etero-patriarcato-capitalista. Il problema è la commercializzazione e la conseguente costruzione normativa ed egemonica della rappresentazione pornografica.

Non è il porno in se ad impersonificare il male. Con porno intendiamo la rappresentazione esplicita delle differenti pratiche sessuali. Anche ripetere che il porno è solo uno ed è tutto maschilista significa semplicemente non essere ben informate e appiattire una realtà complessa che va conosciuta per poterne parlare. Oggi abbiamo registe che fanno porno (attenzione non postporno!) e che si dicono femministe, una marea di attrici che si fanno autopromozione online attraverso blog e community e girano i propri video, case di produzione specializzate nel girare video che son ben lontane dal riproporre lo schema maschio attivo/donna sottomessa, come ad esempio chi gira solo video di uomini penetrati da donne con strap-on e dildo.

Ovviamente non sto negando che ci sia anche una rappresentazione che crea immaginario maschilista. Questo è il capitalismo baby! il porno non è esente da quello che ritroviamo in qualsiasi altro contesto.

Personalmente il guardare porno lo trovo la sana necessità di dare uno sbocco rappresentativo a quello che è curiosità e desiderio. Quello che invece non è sano per niente è che permettiamo che esista esclusivamente una rappresentazione calata dall’alto, funzionale prima di tutto ad un mercato che, oggi come oggi, si è assunto in maniera interessata il compito di rispondere proprio a quell’interrogativo posto a google da migliaia di persone, dato che nessuno se ne occupa. Ed essendo funzionale al mercato rifletterà per buona parte le disparità che esistono nella società e per il resto ingloberà, normalizzerà e renderà merce tutto ciò che prova a rompere con l’eteropatriarcato.

E ancora: perché pensare che il porno in se sia maschile? Il suo obiettivo primario come dispositivo comunicativo è arrapare e sinceramente io in questo non ci vedo proprio nessuna prerogativa maschile. Il continuare a ribattere che le donne non guardano il porno perché si eccitano (solo) in altri modi è ridicolo e, questo si, controproducente, perché ribadisce lo stesso trito schema moralista e normalizzante su cosa deve essere il sesso per le donne.

Come si fa sesso? E’ possibile rispondere solo a parole a questo interrogativo, che fa pure un po tenerezza, senza compromettersi in prima persona nella ricerca e nel tentativo di costruire lo spazio per permettere a tutt* di dare libero sfogo al proprio immaginario, funzionale solo al proprio piacere e non al sistema capitalista? Con tutti i limiti personali, politici, sistemici che può incontrare lungo il suo percorso, il postporno fa questo. Oltre a provare a ridefinire la relazione di potere tra il porno stesso e le persone, cercando di scardinare la relazione prodotto-consumatore. Che poi è uno degli obiettivi condivisi da tutte le pratiche di hacking e DIY.

Per concludere ribadisco quella che secondo me è la chiave di lettura necessaria per interpretare la pratica postpornografica: il postporno non è semplicemente femminista, parola contenitore tirata da tutti i lati, per me è e deve essere anche anticapitalista e antiautoritario. Non tenendo presente o non condividendo questo aspetto è breve il passo qui in Italia, 25 anni dopo, a permettere che si ripeta una delle pagine più imbarazzanti e autoritarie del femminismo bianco occidentale: quando Andrea Dworkin e Catherine MacKinnon strinsero alleanza con il governo Reagan proponendo la Antipornography Civil Rights Ordinance in nome di una crociata proibizionista antipornografica.

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15 pensieri su “Postporno: quando l’unico linguaggio maschile è il moralismo”

  1. L’ho dovuto rileggere, e riletto i vari link, ma non condivido, quasi nulla.. nemmeno la Marzano mi piace, come vedi sull’argomento ci sono già tre opinioni.. ora esporrò in breve la mia.. il porno, anche se si chiama post, uso la tua definizione.( Con porno intendiamo la rappresentazione esplicita delle differenti pratiche sessuali.) dimenticando un elemento essenziale, “rappresentazione pubblica” quindi chi si esibisce e chi guarda. ora io non ci vedo niente di male ne a esibirsi ne a guardare.. ma non mi piace esibirmi, ne guardare. poi il desiderio, realmente le donne hanno un suo desiderio, o le fantasie e il desiderio è modellato all’immagine erotica che l’uomo ha della donna?
    Alcune presunte ricerche, mettono in risalto che molte donne hanno fantasie erotiche nel corso dei loro rapporti sessuali con il partner, in primo luogo, esse pensano ad un altro uomo, o immaginano rapporti con più uomini nello stesso tempo, o situazioni in cui esse stesse sono guardate o guardano altri. Comunque una maggioranza di fantasie sessuali di natura masochista. (masochismo , eterosessualità, passività, narcisismo (quindi esibizionismo) e sentimentalismo sono caratteri del femminile, e le donne si devono liberare del femminile, perché ne sono vittime.) Le nostre fantasie sono prodotti delle condizioni sociali. Esse riflettono la sottomissione della donna in una società dominata dagli uomini. Le fantasie non son sono l’espressione di quello che è il vero desiderio. Possono anche essere il contrario. Se una donna prova piacere pensando di essere violentata, questo non significa che desideri veramente esserlo.
    Ma attenzione io non considero che sia una cosa sana o malata, perché nel sesso non c’è nulla di sano o malato.
    Dare una valenza politica e addirittura sovversiva al porno mi sembra un’esagerazione.. sovversivo lo è, quando si mostra il proprio corpo, durante l’angelus del papa, o durante una parata militare, ma se questo avviene nei suoi normali circuiti, compresi gli stessi siti internet, è solo esibizionismo.. legittimo come a me non piace essere solo un corpo che eccita…

    1. ciao Ida, interessanti le tue considerazioni. secondo me il punto non è dire “quanto” possa essere sovversivo il postporno. il mio non è solo un ragionamento sul sesso è un ragionamento anche economico e di critica all’unica forma di rappresentazione del sesso esplicita oggi: quella del mercato del porno (sottolineo mercato). qualsiasi discorso e pratica che scardina un qualsiasi meccanismo economico per me è sovversione del sistema capitalista. penso che l’industria del porno che è abbastanza paradigmatica dell’attuale sistema economico (pensiamo a come si sviluppa internet) sia da scardinare, c’è chi lo fa con l’analisi politica e chi creando altro, come nel postporno. e non sono d’accordo nel dire che non si possa dare una valenza politica al porno, solo per il fatto che smuova una marea di soldi e sia uno dei prodotto più consumato al mondo, influenzando gusti e immaginari, lo rende un tema politico interessantissimo. il problema è la cappa di moralismo che soffoca questo dibattito.

      1. Quello che dicevo io era nella valenza politica e sovversiva se fatta nei suoi circuiti. Che influenzi i gusti e immagini e che possa essere un tema politicamente interessante sono d’accordo con te.. ma forse proprio per questo mi trovo in difficoltà, nel senso che è una questione che non ho mai, dico mai affrontato in vita mia.. ho visto film porno, ma non ci trovo nulla, per lo meno quelli che ho visto io, da ragazza al cinema e ora su internet, vedono la donna come oggetto, come un buco.. e questo mi da fastidio.. poi anche su rapporti orali, ( che io ritengo che possono far parte del gioco erotico, ma anche no.) spesso sono prolungati e violenti, in cui la donna è un soggetto passivo, una bocca aperta.. ma come ho detto non ho molta esperienza in questo.. quindi pur condividendo alcune cose sono perplessa in altre..

  2. io vorrei fare un ulteriore considerazione, che non entra nella diatriba rispetto all’articolo, che sembra anche a me moralista. Ho sempre condiviso il pensiero post gender e le differenti pratiche che da esso sono sorte, come la post pornografia e la rivendiacazione di una sessualitá femminile libera e senza stereotipi. L’unica cosa che mi chiedo é se la stessa post pornografia non limiti e delinei una forma precisa di sessualitá, anche se in maniera polimorfa e immaginativa. E’ possibile dentro della post pornografia disinteressarsi della sessualitá? Lo so che sembra ridicolo e anche contraddittorio peró a me é capitato di vivere una sessualitá orgogliosamente libera e senza nessun rimorso, l’ho fatto spesso in maniera ostentata anche per combattere lo stereotipo borghese e maschilista della donna santa e della puttana. Nonostante tutto mi é anche capitato di non avere voglia del sesso, di non ritenerlo piú un perno portante della mia esistenza, quasi al punto di ritenerlo sopravvalutato e questo mi ha fatto stare male per diverse ragioni, perché mi sono sentita sbagliata, vittima cosciente degli stereotipi che ho sempre voluto combattere, parte del sistema del patriarcato, inadeguata all’idea di donna emancipata ed indipendente. Di colpo mi sono sentita esclusa dall’immaginario post porno e inclusa, anche non volendo, per mancanza di alternative in quello della moralista conservatrice. Questo forse perché i circuiti rappresentativi anche se con l’obiettivo di allargare spazi immaginativi e di lotta creano sempre delle esclusioni. Mi chiedo se sia possibile trovare un modo, una maniera di combattere stereotipi e limitazioni senza crearne altri, senza imporre una moda o un canone a cui doversi adeguare.

    1. penso che uno degli errori che non dovrebbe fare la post pornografia sia creare un immaginario altro delineato e fisso, proprio il timore che esprimi te. è ovvio che sarà condizionato da chi si impegna in questo campo per cui se tutte le persone a cui piace il bondage fanno postporno l’immaginario di quel determinato gruppo sembrerà trasmettere che se non ti piace il bondage non sei abbastanza liberata. non creare canoni è molto difficile, bisogna lavorare sul concetto che non è che certe cose a letto sono femministe e altre sono maschiliste. che alla fine diventa un chi è più figa a fare le cose più radicali. secondo me è femminista e ha una portata sovversiva all’interno del postporno riuscire a far passare il messaggio che ognuno deve poter scegliere quello che gli piace, senza però universalizzare i propri gusti, e scrollare di dosso dalle persone e dal sesso in se la marea di tabu, repressione, ansie, paure, a volte pure disgusto per tutto ciò che ci sembra lontano da noi o che ci fa paura provare. ecco mi si può rispondere che non serviva il postporno per fare questo, e infatti per me è importante contestualizzare sempre con la dimensione economica capitalista che è portatrice di una visione patriarcale (anche se in costante evoluzione) delle relazioni di genere e di ciò che è “onesto” e di ciò che è “perversione” nel sesso. per cui tutto il discorso di liberazione può passare attraverso tante forme di lotta e presa di coscienza, una potrebbe essere quella di creare un immaginario altro da condividere fuori dal mercato, postpornografia appunto.

  3. Molto interessante, ma richiede di essere decodificato… qui c’è un enorme elefante nella stanza e nessuno dice niente!
    se questo discorso va avanti tutti vediamo dove va a finire.
    prima salta il concetto sessualità maschile cattiva contro sessualità femminile buona.
    poi salta il concetto di porno maschile cattivo contro porno femminile buono.
    quindi salta il concetto di perversione maschile cattiva e perversione femminile buona.
    alla fine di tutto il concetto di superiorità morale femminile ne esce fortemente danneggiato.

    ora, qualcuno potrebbe dirmi che non c’è nessun concetto di superiorità morale femminile e che il suprematismo femminile è concettualmente inesistente e per definizione impossibile… l’elefante nella stanza.

    ha ragione la filosofa, anche se si esprime in codice:
    “le immagini hanno un forte simbolismo che scatena l’immaginario. scardinare tutto questo può essere semplice in teoria ma non in pratica.”

    non vuol dire quello che SEMBRA voler dire.
    vuol dire che noi possiamo stare in una stanza con un elefante, e comportarci normalmente come se non ci fosse niente di strano. ma non possiamo scattare una fotografia all’elefante e mettere come didascalia: “una stanza, notate l’assenza di elefanti”.
    se scrivi “niente elefanti” nella didascalia non stai più facendo finta di niente… stai negando ciò che è palese. se invece non metti la didascalia, chi guarda la foto pensa che sia la foto di un elefante, e non di una stanza.

    forse la mia metafora non è chiara, nel caso scusatemi se mi esprimo in modo grafico:
    nessuno saprà mai dire la differenza tra una foto di una donna con la faccia coperta di sperma porno maschilista da quella di una ragazza con la faccia coperta di sperma post-porno femminista. nessuno saprà mai distinguere l’una dall’altra perché non c’è nessuna differenza nelle foto ma solo nella supposizione che le scattino due persone diverse con due intenzioni diverse.

    la “stanza tutta per se” che è sacrosanta, riesce anche a evitare di affrontare la questione.
    infatti se tizio dice, a me piace coprire la faccia della mia ragazza di sperma. e caia dice, a me piace farmi coprire la faccia di sperma dal mio ragazzo… a questi due è sempre stato risposto: CERTO, è il vostro PRIVATO tra adulti consenzienti. nema problema! si può fare, ma non si può pubblicare…

    e con questo giochetto delle caselle, si poteva dire che questo era “tutto ok” in privato e “tutto sbagliato” in pubblico. che lei era libera ed emancipata, e lui un pervertito misogino.

    il messaggio della filosofa è:
    quando maschilista, femminista, degradante, potenziante, libero, sottomesso, misogino, blabla saranno tutte didascalie della stessa foto… allora sarà difficile dare del pazzo a chi parla di un enorme elefante nella stanza.

    e ben venga tutto questo!

    l’unica cosa, come hanno notato anche diverse commentatrici donne rispondendo a questo e agli altri post su questo tema… fate attenzione, perché è palese a tutti che si sta sostituendo un modello normativo con un’altro modello normativo.
    che nessun modello è inclusivo di tutti.. al limite può essere non ostile ad altri modelli…

    cosi mentre le ragazze osservano giustamente che temono di passare da un modello in cui sono troppo emancipate ad uno in cui non lo sono mai abbastanza… hai ragazzi è chiaro che c’è troppa attenzione intorno a quello fanno e si fanno fare al loro ano…

    e questo non è funzionale alla liberazione sessuale, è funzionale a distinguere la sessualità maschile cattiva che non contempla la penetrazione del proprio ano, dalla sessualità maschile nuova, buona e convertita che la contempla. un filone da abbandonare, direi.

    1. oh io mica ho capito, senza polemica eh. l’unica cosa che ho capito è la questione dell’ano. e quella sul problema di normalizzare all’opposto, e a quella ho già risposto prima, per cui magari non mi ripeto, ma grazie di averla evidenziata, perché sinceramente mi preme molto e magarici scriverò ulteriori riflessioni nello specifico. per la storia dell’ano ti dico quello che penso. per me è pacifico che ci sia a chi piace e a chi non piace e lungi da me imporre una pratica sessuale. quello che secondo me è un elefante nella stanza (ti rubo la similitudine, forse a sproposito), è che la maggioranza degli uomini non la provano nemmeno la penetrazione anale. è peggio della verginità sta cosa dell’ano. ma perché? in maniera semplicistica mi verrebbe da dire che è una reazione omofoba, la paura dell’omosessualità. però mi sembra cmq troppo semplice anche qui. sai cosa c’è? che io sono riuscita a parlare di penetrazione anale maschile solo con uomini a cui piaceva, o che l’avevano provata o che cmq non li metteva in crisi anche se magari non era la loro pratica preferita. a chi invece mi ha detto che non voleva farlo o non gli piaceva, capivo poi che proprio non avevano mai provato, manco na falange del mignolo per curiosità. non so la curiosità io la trovo sana, e nel sesso per me è l’opposto del tabù. tipo bastian contrario, visto che il tema lo hai sollevato tu quindi immagino ti prema, tu mi sai rispondere a questo? il fatto non è che ci sia l’uomo giusto a cui piace e l’uomo sbagliato a cui non piace, per me la differenza è tra chi prova e commenta e chi scappa urlando solo all’idea 🙂 non che sia obbligatorio provare tutto nella vita ci mancherebbe, però non conoscere il proprio corpo è un grande limite, un limite che si riversa anche nella relazione con gli altri. sarebbe bello che le persone si sentissero nel giusto ad esplorare il proprio corpo senza blocchi e paure e a condividere questa esplorazione dei sensi anche con altre persone.

      1. la maggior parte della gente mi dice che non capisce quello che ho scritto. ci ho fatto il callo. :)))
        per quanto riguarda il “senza polemica” con me è una speranza vana.

        la parte polemica è questa. io rispondo alla tua domanda, ma prima di farlo, mettiamoci d’accordo sulla premessa che hai fatto:
        “visto che il tema lo hai sollevato tu quindi immagino ti prema, tu mi sai rispondere a questo?”

        magari l’hai solo buttata li distrattamente.. ma nel rispetto reciproco… il tema non l’ho sollevato io.

        non sono io che ho immaginato un post-porno in cui è emblematica l’immagine di una donna che penetra un uomo, non sono io che ho parlato di castrati anali, il tema è lì… presente e attivo a svolgere la sua funzione.

        secondo me l’hai solo buttata li distrattamente senza significare niente di particolare… ma io non sono un femminista… sono qua in pace ed in amicizia, ma non vorrei che partendo da una piccola frase innocente ci si allargasse troppo. 😉

        vuoi dire che “tu non lo hai detto questo”? ok, ci sto, ma dalla tua risposta, è chiaro che ho letto bene tra le righe.

        se io indico un tema che è secondario, ma potentemente presente nel tuo post…
        tu non lo proietti su di me. tu non dici a me: “the lady doth protest too much, methink”.

        sei stata simpaticissima. non penso lo intendessi… ma avresti potuto. e non te lo lascio fare. e se siamo d’accordo che non lo puoi fare… passo alla risposta 😉

        molti uomini hanno una identità di genere che non è compatibile con l’essere penetrati.
        alcuni rifiutano l’esperienza intellettualmente. attribuiscono al fatto un significato in cui non si riconoscono. altri sono stupidi e pensano che gli serve una regola rigida per sapere che sono eterosessuali, dannazione.. c’è gente che se non c’è una legge che vieta i matrimoni omosessuali ha paura che tutti, loro compresi, dovranno inevitabilmente sposare una persona dello stesso sesso. (purtroppo l’intelligenza non è obbligatoria per legge).

        però riflettici anche tu, da un altro punto di vista. se sei per la libertà sessuale, ti preoccupi del perché un uomo non desidera essere penetrato se non addirittura, il maschilista, desidera di non essere penetrato*… oppure ti preoccupi che lui esprima serenamente la sua sessualità come lui la desidera?

        * – viva la semantica

        se sei per la libertà… perché insisti con qualcuno che “dovrebbe provare senza essere costretto”, come un piazzista del folletto insiste per una “dimostrazione senza impegno”?

        a me preme che tu non spinga uomini eterosessuali disorientati (da un contesto anomico) ad indugiare malvolentieri in comportamenti sessuali che non desiderano per aderire a teorie etiche e politiche. perché se questo è ammissibile allora siano le femministe a darsi al lesbismo politico ed al separatismo.

        perché se un ragazzo eterosessuale si avvicina alle teorie queer, è perché è un bravo ragazzo, decente, e aperto alla libertà altrui… invece tu gli vendi l’idea che è omofobo finché non si infila qualcosa nel culo. ( o quanto meno che sembra un po’ omofobo che lui valuti più il suo disagio all’idea di farlo, piuttosto che la TUA idea che lui dovrebbe provare)

        ps. senza contare che nessun ragazzo eterosessuale di cui si ha memoria ha riportato aneddoti di femministe che cercavano di convincerlo che la cosa femminista da farsi era scoparsi le ragazze nel culo… mi sono perso la lotta della liberazione dell’ano femminile io? è un punto assodato della teoria femminista che ora si rivolge al maschilismo patriarcale misogino specista?
        ma veramente siete arrivate al punto in cui potete permettervi di sindacare il buco del culo eteronormato senza che qualche ragazza del collettivo, tra se e se, con una goccia di sudore freddo, stringa le chiappe? 🙂

  4. @bastian contrario ahahah “spingitori di uomini eterosessuali disorientati”…. senti io non vado di porta in porta a reclamare l’ano altrui, maschile o femminile che sia. a me interessa il tema, anche da un punto di vista filosofico, e mi incuriosisce, questo fa si che mi venga voglia di parlarne pubblicamente per avere un riscontro. io penso che sessualità e costruzione della stessa sui corpi sia culturale e motivata da ragioni politiche. io credo in una sorta di geopolitica vissuta sui corpi. il corpo come una mappa dove risiedono poteri e tabù. e voglio investigarli per ribaltarli perché vedo che ci sono tante distorsioni allo stato attuale della cosa. perché preme molto cercare di coinvolgere il maschile in questo dibattito? perché la maggior parte delle persone che si interessano di postporno sono biodonne (non tutte), ma la partecipazione maschile a questo percorso è per me fondamentale, proprio perché l’immaginario è abbastanza dicotomico è importante che chi è incasellato nelle due categorie prenda voce e dica la sua. come ti dicevo io vorrei capire perché mentre il sesso anale per una donna è più comune, non solo come esperienza vissuta nell’intimità, ma proprio come rappresentazione, non lo sia altrettanto quello maschile (fuori dall’omosessualità agita), dato che anatomicamente parlando l’uomo ne trae pure maggiore piacere. secondo me, come dicevo oltre alla motivazione forse più semplice che è quella della paura dell’omosessualità, ci sono altre ragioni ma non le riesco a cogliere, proprio perché io non le vivo sulla mia pelle, e non riesco a trovare chi ne voglia parlare. perché diciamocelo di uomini che fanno della loro sessualità un tema di dibattito pubblico e politico come fanno invece molte donne femministe, non se ne trovano. e a me mancano per poter avere elementi di comprensione della realtà. è una necessità anche mia, non è semplicemente farmi gli affari altrui per proselitismo. si finisce sempre a parlare di culo forse perché è uno degli elementi più evidenti, ma anche di verginità ne sappiamo meno di zero, mentre del significato di verginità per le donne ne abbiamo parlato fino alla nausea. e quindi finisce che si pensi che la sessualità maschile sia quella che si vede nel porno, di fatto si parla di “occhio maschile”. ma io vorrei capire se è così, se è il desiderio maschile a creare il porno o viceversa, o entrambi che sono a loro volta costruiti per una sorta di conservazione dello status quo. per cui dire proviamo a rappresentare qualcosa che nel porno non c’è per dare voce ad altri desideri mi sembra legittimo. anche invertire la penetrazione è una rappresentazione che serve a dare un immaginario altro, a invertire ruoli e a giocarci sopra. e insomma avrei un milione di altre cose da dire ma mi freno.

    1. io come uomo posso parlare per me..il sesso anale personalmente non mi attrae ma non condanno chi lo fa.
      Quanto alla sessualità..non è mai solo cultura e non è mai solo natura (la natura umana è anche creare cultura)..è l’intreccio di entrambe le cose ma questo non significa che non sappiamo cosa vogliamo o che i nostri desideri non sono nostri. E io non sono incasellato.mi sento un uomo eterosessuale cisgender così come un’altra persona si sente transgender

    2. sai che non hai riscontrato nessuna delle mie critiche, ma della mia risposta ti ha divertito solo la parola “disorientato”? 😉

      guarda che non scrivo sul 27ore… il tizio davanti a te è disorientato perché tu stai sfidando due sue identità mettendole in contraddizione in un contesto in cui lui deve giustificare la sua sessualità…

      da una parte la sua identità eterosessuale gli fa apparire sgradevole l’idea di essere penetrato. dall’altra la sua identità di persona decente che non odia gli omosessuali è messa in discussione… e ti stupisci che sia a disagio?

      e non capisco cos’hai da chiedere quando sai già la risposta: “è la mia identità sessuale e culturale”.

      dal momento che tu sai la risposta alla tua domanda, la risposta è quello che tu chiami, impropriamente, patriarcato, la tua domanda non può essere funzionale a soddisfare una tua curiosità! la tua domanda ha, quindi, un’altra funzione.

      il conflitto è solo che nel contesto, tu vuoi che lui cambi identità (o consideri di cambiare identità, che è la stessa cosa ad un altro livello), e lui non vuole.
      il tuo discorso è pragmaticamente normativo perché mira alla persuasione ed oppone una sanzione in caso contrario, cioè il rietichettamento come omofobo.
      ora.. so che puoi negarlo.. nel senso che non vuoi che si metta qualcosa nel culo, ma che provi a metersi qualcosa nel culo. magari nemmeno quello, ma solo che consideri… ok, a che livello logico vuoi arrivare? è un piede nella porta, una metafora per il fatto che comunque poi si metterà qualcosa nel culo.

      vuoi negare che il tuo atteggiamento sia normativo e passivo aggressivo? accomodati… be my guest! ti posso aiutare subito io con suggerimento.

      non trovi maschi eterosessuali che vogliano parlarne? hai chiesto dalle parti di maschile plurale? (wow)

      mi fai sapere, poi, se quelli di maschile plurale si fanno penetrare analmente o se oppongono un rifiuto omofobo? 🙂

      io lo voglio vedere il contributo dei femministi maschi in questo dibattito… voglio vedere se sono più forti i glutei o il cervello!
      però personale.. non in teoria.. in teoria anche io sono d’accordo che ciascuno, compreso un uomo, fa quello che vuole del suo ano. sono tutti froci con il culo astratto!

      io voglio vedere un femminista che si vede rivoltata la sua ideologia contro la sua libertà sessuale ed è costretto ad ammettere che, secondo la sua impostazione, per come vede il mondo, l’unico motivo per cui non accetta di farsi inculare, è che è influenzato dalla società patriarcale.. e a quel punto, fa una scelta sessuale contro il suo desiderio, per motivi ideologici, etici e politici.

      voglio vedere la discussione, e solo alla fine voglio chiedergli che sapore ha la “libertà sessuale di lotta anti patriarcale”. io credo che sia quello che sta succedendo qui. newspeak, neolingua! non è libertà sessuale, è sessualità etica, strutturalmente identica a quella monogoma eteronormativa!

      poi, questa è la mia idea ed è la mia critica. se non ti convince, pace! 😉

      ammesso che ti interessi continuare, se non ci scostiamo dal buco del culo, io sto iniziando a perdere di interesse…. parliamo piuttosto di che effetti può avere un porno femminista che si diffonde ed è riconosciuto come tale…

      e soprattutto, spiegami.. dato che è un porto fatto da queste, femministe, etc.. e non sembra interessato a rivolgersi agli eterosessuali… ti aspetti che cambi l’immaginario degli eterosessuali?

      1. rispondo al volo perché non ho tempo di fermarmi ad articolare meglio: “disorientato” era una battuta riprendendo un tuo stesso termine”, un modo simpatico di entrare in empatia. dare della passiva-aggrassivo a casa mia è una offesa. poi fai te. non mi sento tale per cui non mi offende però fa scadere il piano del dialogo. poi mi pare di capire che la persona a cui ti riferisci in terza persona sia te. io non ti sto chiedendo di giustificare la tua sessualità, ti sto chiedendo di parlarne, e non è che lo chiedo solo a te, lo chiedo a tutt*. perché mi interessa. ora se la cosa mette a disagio mi si risponda di farmi i cazzi miei e me li farò.poi sinceramente io tante distinzioni in fatto di sessualità non ne faccio, cioè maschili plurali a cui chiederne non ne conosco ma ho amici e persone nella mia quotidianità (con cui ho anche rapporti sessuali) con cui provo ad affrontare il discorso, e ora vorrei ampliarlo a chi raccoglie l’invito. in fatto di sesso le affinità politiche in teoria aiutano, nella pratica no. perché tabù o gusti o paure sono indiscriminatamente ovunque. e molto spesso chi fa un percorso politico su questi temi è sempre più avanti a parole che nei fatti, perché lavorare su se stessi è terribilmente difficile, faticoso e frustrante. mi sono abituata a considerare la mancanza di coerenza come parte del gioco, e accettare le contraddizioni delle persone, pure le mie, con grandi sforzi di accettazione. cmq avevo specificato alla fine del mio precedente intervento che manca una narrazione a 360 gradi sulla sessualità maschile e che quella del culo era solo una che salta maggiormente all’occhio, ma che mi interessano anche altre. cmq per me lo scambio può pacificamente terminare qui non c’è problema 🙂

    1. e vabbè, ma se in una discussione però ci mettiamo a definire i “comportamenti” altrui e ci si erge a psicologi virtuali però mi sentirei offesa pure io. è una discussione sui contenuti che funziona anche senza definire l’altrui presunto comportamento secondo la tua visione delle cose perché altrimenti anch’io posso mettermi a definire il tuo di comportamento e dire che sei, che so, virtualmente cagacazzo o caga ovaie (:PPP) e lì la discussione peraltro interessante si chiude.
      tu immagini che lei ti stia addebitando uno stigma e ti difendi ma nel suo ragionamento non c’è stigma, non c’è giudizio o pregiudizio ma c’è il massimo rispetto per la libertà sessuale di ciascun@.
      dopodiché questa discussione mi ha solleticato la fantasia erotica e appena vedo il mio compagno lo accolgo con un “dammi l’ano”. vediamo come funzionerà. DDD
      non scazzate sul mio blog. grazie. se mi ergete i muri tra i commenti per abbatterli dovrò segare i commenti e non mi piace molto come cosa..

      baci a tutti/e e grazie per tutti gli stimoli che mi avete offerto, inclusi i tuoi, bastian contrario.

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