Da dove viene la violenza? Da una cultura che è sbagliata dico io. E chi abbraccia quella cultura? Lo faccio anch’io e allora per una volta ho voglia di fare un po’ di autocritica. Intanto serve a me e poi non so se serve pure ad altre.
Ho scartato volentieri uomini fragili, non li trovavo attraenti. O solo perché avevano un temperamento non esattamente passionale. Troppo timidi, forse, e dunque indegni. Io mi lasciavo attrarre da uomini ben messi, con tutto quanto a posto, perché quegli idoli televisivi alla fine colpivano anche la mia immaginazione.
Di quel tipo d’uomo mi affascinava la prepotenza, se mi pretende mi ama poi pensavo e non sapevo, davvero, che la pretesa era già un atto che ignorava la mia volontà. Già preludeva ad una prevaricazione successiva.
Non voglio generalizzare perché la violenza non è data né da una caratteristica fisica né caratteriale. E’ una fragilità che colpisce chiunque non riesca più a capire qual è il limite tra amore e possesso. Però quella cultura del possesso credo di averla alimentata anch’io, in parte.
Ho messo in fila cuoricini, ho creduto nel cavaliere che combatte per me, la storia del principe che mi salva mi ha confortato per tanto tempo e ho impiegato un po’ prima di capire che sono tutte balle.
Poi sono cambiata. Solo poi. Quando ho capito che la violenza non viene per caso. Non è solo realizzata da una persona. In qualche modo sono responsabile anch’io. Lo sono come donna. Come persona. E questa cosa non la posso tacere.
Così comincia questo diario in cui tento di capire di che si parla quando parliamo di violenza perché di certezze io non ne ho. Non ne ho nessuna.
E chiedo scusa per le banalità varie ed eventuali. Ma sto imparando a vivere e faccio del mio meglio.
NB: Marina è un personaggio di pura invenzione. Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale. Nel suo about dice “Vorrei parlare di violenze nella coppia, nelle relazioni, e tentare di riflettere insieme a voi su una cosa che troppo spesso vedo trattare in modo assai banale.”